#EricaeAcciaio: un vortice d'emozioni
Verranno post, tanti post, in cui vi parlerò
specificatamente delle città, dei parchi, della Storia che ho incontrato
durante questo viaggio.
Verrà il tempo di ricapitolare i costi, di darvi qualche
dritta per risparmiare girovagando per il Regno Unito e di parlare di pub e
ristoranti.
Ci sarà tempo per ogni cosa.
Al momento però ho ancora troppe emozioni che mi scorrono
sotto pelle per scrivere post razionali e “turisticamente utili”. Quindi vi
beccate questo post che sarà più uno sciabordio di emozioni, impressioni,
immagini.
Sento troppo spesso parlare di questa parte di mondo come di
qualcosa di piatto e poco interessante, come un pezzo di mondo che si può anche
evitare se non magari per certi eventi o per certe città particolari (come
Liverpool). Già prima di partire ero molto scettica in merito e ora che sono
tornata posso dirvi che chi adotta una chiusura totale e bolla questi luoghi come
“brutti” non sa davvero cosa si sta perdendo. Tanto peggio per loro.
Ovviamente ognuno ha le sue preferenze e i suoi interessi e
i suoi viaggi sono poi calibrati su questi, però riuscire a definire “brutta”
una città come Newcastle o come Manchester, insomma ce ne vuole proprio.
Fin da piccola ho avuto una passione per la rivoluzione
industriale, tanto che l’ho portato come argomento di storia all’esame di terza
media (da qualche parte magari ho ancora la ricerca con il disegno di una
macchina in copertina – fatto da me quindi potete immaginare lo scempio), avere
la fortuna di essere riuscita a vedere quei luoghi con i miei occhi è stato
meraviglioso. Per me camminare lungo i canali di Leeds, Newcastle, Manchester,
Sheffield e Nottingham è stata una grande emozione. Vedere quelle fabbriche
dove tutto è partito, dove il Mondo come lo conosciamo oggi ha iniziato a
prendere forma, dove hanno iniziato a prendere forma anche le lotte operaie,
dove sono stati vissuti con lacrime e sangue gli anni della Tatcher e le crisi
economiche e sociali che gli hanno preceduti, è qualcosa di indescrivibile.
Così come vedere come quelle città, dopo anni non propriamente facili, siano
riuscite a rialzarsi e oggi siano lì a raccontarci che farcela è possibile.
Scrollarsi di dosso fumo e grigiore e splendere come fenici dorate si può.
Ho assorbito in questo viaggio tanta forza vitale che si
esprime tra quei canali, dove oggi ci sono musei (perché la Storia da queste
parti è una cosa seria), case degli studenti (perché la cultura è una cosa su
cui puntare e i giovani pure), locali e case private. Tradizione, ricordo e
innovazione, riuniti in un solo posto. L’orgoglio di essere state il motore del
Mondo e oggi voler prendersi parte della scena, meritatamente.
Certo non sono posti facili, non hanno la bellezza sfacciata
di Parigi o Praga, però brillano di una luce intensa fatta di vita e rinascita.
Vogliono dire tanto e stanno cercando di urlarlo al Mondo.
Una delle cose che più mi ha colpita è che, in mezzo a
queste città industriali c’è tanta natura. Mucche al pascolo, anatre che
passeggiano libere per la città e tanto verde. Appena si esce leggermente dalle
città si è immersi in un paesaggio naturale tra i più belli che io abbia visto,
fatto di verde, viola, blu, grigio e il bianco delle pecore. Piccole strade che
scorrono ondulate attraverso le colline. La brughiera con l’erica in fiore, le
greggi e le mandrie praticamente liberi di circolare ovunque. L’odore della
brughiera, quello mi resterà impresso. Ho capito perché questo territorio abbia
ispirato scrittori e poeti, ti prende il cuore, ti trascina con se tra le sue
valli e ti porta a meditare sul senso della vita. Quando ci sei dentro il senso
di sconfinato è chiaro. Eh sì, ne avevo letto tanto di questa brughiera (grazie Giovy) ma non si è mai davvero preparati all'incontro con una bellezza così intensa.
L’incontro con la Storia, non siamo mai davvero preparati a
confrontarci con lei. Avevo letto, studiato, guardato. Pensavo di arrivare di
fronte alle pietre del Vallo di Adriano e sentire della delusione data dalle
mie aspettative troppo alte. Ma è impossibile trovarsi delusi di fronte alla
Storia e di fronte a quel panorama. Il parco del Northumberld è meraviglioso.
Camminarci dentro, con di fianco il limite dell’Impero Romano ha rappresentato
la ciliegina sulla torta di un viaggio fantastico.
Fare una classifica non è facile, anche perché abbiamo
visitato città e paesini, luoghi naturali e rovine storiche. Difficile dire
cosa mi sia piaciuto di più. Però, dovessi partire oggi per tornare in una di
queste mete, andrei a Newcastle senza dubbi. Mi ha trasmesso sensazioni che non
sentivo così forti da Berlino. Non so perché ma ho trovato fortissime
connessioni tra queste due città, nello spirito che le contraddistingue e nella
vita che scorre tra le loro strade. Forse perché ho trovato entrambe giovani,
multiculturali e in costante evoluzione. Newcastle mi è sembrata una città non
ferma, una città che si sta muovendo veloce, che è stata incatenata ad un ruolo
che le è andato stretto e ora cerca di ritagliarsi uno spazio tutto suo. E nel
mio cuore ci è riuscita eccome.
Vi avevo detto che questo era un post di emozioni, parole in
libertà così come escono dalla testa. Ci sarà modo per approfondire, per dirvi
cosa ho visto, dove ho mangiato, dove ho bevuto, che mezzi ho preso. Ci sarà
modo per raccontarvi meglio ognuna delle tappe, perché meritano tutte. E magari
approfondire anche alcune di queste emozioni.
Per ora vi lascio con la mia foto preferita, in un luogo
magico, quasi mistico. La collina verde, il vento, le rovine dell’abbazia.
Sotto la bella Whitby, davanti il Mare del Nord. Odore di salsedine, il
tramonto, il suono dei gabbiani (costante, di giorno e di notte). Dentro la mia testa le parole di Dracula. Gioia pura.
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