Moshi Moshi
La vita ci mette spesse volte davanti a sfide, eventi
terribili, traumi. Il come superarli, come andare avanti, dimostra chi siamo
anche a noi stessi. A volte si ha bisogno di una pausa, a volte di andare via,
cambiare aria. Scappare invece no, non serve. Ma a volte allontanarsi e
ricominciare a vivere da un’altra parte ci permette visuali che non
immaginavamo.
Yoshie perde il padre, in quello che sembra un suicidio, e
da quel momento la sua vita viene sconvolta. Le circostanze stesse della morte
del padre sono strane e la porteranno a scoprire e riscoprire una persona che
pensava di conoscere bene.
Ma Yoshie in questo percorso riscoprirà anche sua mamma che
incapace di affrontare la solitudine della casa, si trasferisce dalla figlia
per ricominciare.
E iniziano chiacchiere di dolore, una sorta di analisi che
porterà le due donne a conoscersi e apprezzarsi ogni giorno di più.
L’andare avanti ogni giorno, tornare a respirare dopo una
perdita. L’affetto per il padre che diventa amore per il quartiere. Il
ristorante e la casa come nuovo centro del mondo.
Purtroppo però non si perdono solo le persone. Una casa che
oggi c’è e domani magari non c’è più o cambia. E Yoshie si rende conto di come
le sue certezze possano vacillare facilmente e dell’importanza dei dettagli,
dei singoli. Anche la città stessa non può fare a meno del singolo perché è
proprio il frutto della somma dei singoli, insostituibili, individui. Anche se
loro non sembrano farci caso.
E alla fine arriva la rinascita, il momento preciso in cui
tutto si chiarisce anche se il dolore e la nebbia rimangono. Ma in un angolo
sempre più profondo.
“Mi ero accorta che la
vita continuava, e nel frattempo mi ero fermata in un posto dove riprendere
fiato senza caricarmi di pesi ulteriori.”
Non so dirvi cosa mi abbia preso di più di questo libro. E
non so dirvi perché abbia scelto di iniziare proprio ora un libro di Banana
Yoshimoto. So però che, dopo le prime pagine, ero già totalmente rapita. Dalla
storia e dall’autrice. La Yoshimoto parla di temi a me molto cari e di cui
spesso parlo, più che altro con me stessa. La morte, il dolore e di come il
dolore influenzi la vita. E lo fa con delicatezza ma usando frasi che entrano
forti come un pugno.
Ho letto, qualche giorno fa una frase molto bella “Per
conoscere meglio una persona devi leggere le frasi che sottolinea nei libri che
legge.” (Marika Mastrantoni), beh, io in questo libro di Banana Yoshimoto farei
prima a dirvi cosa non ho sottolineato.
In questo libro si parla molto del dolore che anche se si
tenta di condividere è, in realtà, sempre e solo nostro. Perché anche chi lo ha
vissuto con noi ne vive di un tipo diverso. E per tutta la gente intorno a noi
tutto è uguale come sempre. E anche noi ci sforziamo di sembrare gli stessi,
anche se dentro abbiamo un terremoto. “Dentro di me ero a pezzi, eppure quella che
si rifletteva nelle vetrine era la mia immagine di sempre”. E la
consapevolezza che, alla fine, col tempo e il calore, tutto si risolve – anche
il dolore più grande.
Ed. Universale
Economica Feltrinelli
€ 8,00 – pag. 201
Consigliato a chi: è
un libro di ricerca, di dolore e rinascita. Profondo. Consigliato a chi non ha
paura di affrontare le sue tenebre.
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