Sulla festa della donna
I dati degli ultimi mesi sono scoraggianti se si pensa che dal 1° gennaio ad oggi 36 donne sono state uccise all'interno delle mura domestiche.
Se non bastasse nel 2006 furono 101 i casi di femminicidio nel nostro Paese, nel 2010 sono stati 127.
In Italia è la prima causa di morte per le donne fra i 16 e i 44 anni.
La speciale unità delle Nazioni Unite impegnata contro la violenza sulle donne, presieduta da Rashida Manjoo, ha usato questo termine lanciando un monito soprattutto all'Italia.
Il termine venne usato per la prima volta parlando di una strage di donne avvenuta a Ciudad Juarez in Messico a partire dal 1994.
Questi sono i dati, freddi e inquietanti.
Mancano ormai 3 giorni scarsi alla festa della donna. Anche il nome è sbagliato secondo me. Sarebbe meglio definirla "Giornata mondiale di riflessione sulla donna". Questo dovrebbe essere. Non dovrebbe avere a che fare con uscite con le amiche, spogliarelli, cene, fiori... Non nasce per questi motivi. Forse bisognerebbe ricordarsi delle 129 operaie di una fabbrica di camicie americana bruciate vive all'interno della fabbrica perché avevano deciso di scioperare contro le disumane condizioni di lavoro a cui erano sottoposte, il 25/03/1908.
Oppure dovremmo ricordare le grandi manifestazioni promosse in particolar modo da donne socialiste, ma non solo, per ottenere il suffragio universale. Dovremo ricordare Rosa Luxemburg, Clara Zetkin e le altre. Donne che si sono battute, che hanno lottato per farci arrivare al punto dove siamo oggi.
Sarebbero felici? Credo solo in parte. Purtroppo una larga parte della società non accetta questo cambiamento, non ha ben chiaro quale sia realmente il ruolo della donna e si rifà a schemi retrogradi e misogini. Oltretutto falsati. Un tempo la donna era preposta sì alla cura della famiglia e della casa ma nutriva di grande considerazione. Non era l'ultimo anello della catena ma il primo, proprio perché si capiva l'importanza del suo ruolo e la difficoltà che esso comportava.
Ma i tempi passano. Si va avanti. La donna nel corso della storia ha iniziato a sentire quel ruolo troppo stretto. Voleva indipendenza economica, voleva realizzazione personale. Voleva un ruolo paritario nella vita sociale rispetto al suo compagno/marito/padre/figlio.
E qui sono iniziati i conflitti, le paure da parte del "sesso forte". E molti continuano a voler negare alle donne la loro realizzazione, molti sono spaventati dal nuovo ruolo delle donne nella società. Non lo capiscono. Non lo accettano. Non lo vogliono. Molti di questi sono anche donne. La mercificazione del corpo femminile è reale e in parte rappresenta una piaga per la nostra società, sopratutto per chi cerca di battersi perché le persone guardino prima al cervello e non al seno. Ma non è solo colpa degli uomini. Ci sono molte donne che lasciano che il loro corpo venga usato come oggetto. Non credo che qualcuno abbia puntato una pistola alla tempia a Belén perché mostrasse la farfallina... E di esempi ce ne sarebbero molti.
Sarebbe bello che quest'anno l'8 marzo non fosse una festa, ma un momento di riflessione della società sul ruolo della donna, sulle politiche da adottare perché si cambino le abitudini, gli usi e i costumi, le teste. Perché non ci sia più nessun uomo che pensi "la donna è brava a lavare i piatti", "la donna è NATURALE che si occupi della casa". Perché ci sia un vero cambio nella società.
Questo 8 marzo riflettiamo, leggiamo, partecipiamo.. E per favore, dimentichiamo lo spogliarello. Non è uniformandoci ai maschi nelle peggiori espressioni che otterremo la parità.
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