Il riscatto nella tana del lupo
Sanremo è finito. Si lascerà dietro una ipocrita invettiva dei vertici Rai contro Celentano e poco altro. A parte la farfallina di Belén che resterà uno dei momenti più alti di questo Festival, uno dei momenti più significativi.
Significativi perché immortalano l'immagine di questo Paese, che invece di andare avanti torna indietro.
Poteva essere il festival del riscatto della figura femminile, sull'onda del movimento Se Non Ora Quando (?). Poteva essere il festival della sobrietà, della compostezza. Invece è stato un festival in parte sprecone (perché, Celentano a parte, mi chiedo quanto siano costati tutti gli ospiti internazionali e la simpatica Ivana nulla facente) e in parte sguaiato. Anche troppo.
Se in alcune canzoni (Emma e Bersani su tutti) l'amore ha lasciato il posto alla crisi economica e alla situazione precaria di questo paese, sul palco e nella condizione si è visto solo il peggio. Tanta approssimazione, nessuna professionalità. Le donne sono state maltrattate (salvo poi prendersi la rivincita con un podio tutto al femminile e un'apparizione meravigliosa), trattate come oggetto. Si sono scelte solo le donne peggiori. Una, Belén, che sarà anche simpatica e spigliata ma altro che mostrare tette e culo (e altro) non sa fare. L'altra, Elisabetta, che ormai non fa più nemmeno quello. E poi la bellezza esotica venuta dalla Repubblica Ceca, Ivana (o Ivanka). Muta (e meno male viste le poche cose che ha detto), inutile, sottoutilizzata. E' svilente. E' lo è perché è triste che gli uomini pensino ancora alle donne in certi termini ed è triste che ci siano donne che si lasciano trattare in certe maniere. Che si facciano usare, che si mostrino senza vergogna e senza pudore salvo poi fare le sante e le pudiche quando conviene. E' triste che la Rai, in quanto servizio pubblico, utilizzi ancora la donna solo come strumento seducente, come sirena, come richiamo sessuale. E' triste.
Ma per fortuna la storia ha un lieto fine. La donna normale per eccellenza della televisione è salita sul palco e ha riscattato la figura femminile. Ha riscattato anche, in parte, l'utilità del festival che in parte dovrebbe anche lanciare messaggi.
L'ha fatto non solo presentandosi prima come essere vivente pensante e poi come donna, ma sopratutto ricordando che non ci sono solo le donne presentate al festival. Ci sono anche tante donne che non hanno visibilità, neanche in momenti drammatici, ma che lavorano per un futuro migliore. Ha ricordato Rossella Urru, cooperante rapita mentre svolgeva il suo lavoro ben 120 giorni fa. E in parte in questo intervento ha anche sottolineato l'occasione persa da Celentano. Troppo preso a risolvere cose personali per occuparsi di problemi reali.
Geppi ha fatto un ottimo uso della televisione pubblica, ha portato professionalità, competenza e simpatia. Ha parlato di cose serie e di cose meno serie. Con leggerezza e normalità.
Queste sono le cose importanti.
#FreeRossellaUrru
Significativi perché immortalano l'immagine di questo Paese, che invece di andare avanti torna indietro.
Poteva essere il festival del riscatto della figura femminile, sull'onda del movimento Se Non Ora Quando (?). Poteva essere il festival della sobrietà, della compostezza. Invece è stato un festival in parte sprecone (perché, Celentano a parte, mi chiedo quanto siano costati tutti gli ospiti internazionali e la simpatica Ivana nulla facente) e in parte sguaiato. Anche troppo.
Se in alcune canzoni (Emma e Bersani su tutti) l'amore ha lasciato il posto alla crisi economica e alla situazione precaria di questo paese, sul palco e nella condizione si è visto solo il peggio. Tanta approssimazione, nessuna professionalità. Le donne sono state maltrattate (salvo poi prendersi la rivincita con un podio tutto al femminile e un'apparizione meravigliosa), trattate come oggetto. Si sono scelte solo le donne peggiori. Una, Belén, che sarà anche simpatica e spigliata ma altro che mostrare tette e culo (e altro) non sa fare. L'altra, Elisabetta, che ormai non fa più nemmeno quello. E poi la bellezza esotica venuta dalla Repubblica Ceca, Ivana (o Ivanka). Muta (e meno male viste le poche cose che ha detto), inutile, sottoutilizzata. E' svilente. E' lo è perché è triste che gli uomini pensino ancora alle donne in certi termini ed è triste che ci siano donne che si lasciano trattare in certe maniere. Che si facciano usare, che si mostrino senza vergogna e senza pudore salvo poi fare le sante e le pudiche quando conviene. E' triste che la Rai, in quanto servizio pubblico, utilizzi ancora la donna solo come strumento seducente, come sirena, come richiamo sessuale. E' triste.
Ma per fortuna la storia ha un lieto fine. La donna normale per eccellenza della televisione è salita sul palco e ha riscattato la figura femminile. Ha riscattato anche, in parte, l'utilità del festival che in parte dovrebbe anche lanciare messaggi.
L'ha fatto non solo presentandosi prima come essere vivente pensante e poi come donna, ma sopratutto ricordando che non ci sono solo le donne presentate al festival. Ci sono anche tante donne che non hanno visibilità, neanche in momenti drammatici, ma che lavorano per un futuro migliore. Ha ricordato Rossella Urru, cooperante rapita mentre svolgeva il suo lavoro ben 120 giorni fa. E in parte in questo intervento ha anche sottolineato l'occasione persa da Celentano. Troppo preso a risolvere cose personali per occuparsi di problemi reali.
Geppi ha fatto un ottimo uso della televisione pubblica, ha portato professionalità, competenza e simpatia. Ha parlato di cose serie e di cose meno serie. Con leggerezza e normalità.
Queste sono le cose importanti.
#FreeRossellaUrru
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