Un giorno della mia vita

La storia dell'Irlanda non è semplice, è segnata da tante tragedie e sofferenze.
Una di queste è raccontata nel libro/diario "Un giorno della mia vita - l'inferno del carcere e la tragedia dell'Irlanda in lotta". 
Un giorno nel carcere di Long Kesh, un lager moderno nel suolo di Sua Maestà, un lager legalizzato e sotto gli occhi di tutti. Coperti da un velo di ipocrisia e menefreghismo.

Il racconto è crudo: le cose come stanno, come le vivono, i ragazzi dei Blocchi H del carcere di Long Kesh (e non solo). Un lotta per i diritti civili, per veder riconosciuto lo status di prigioniero politico. Una lotta, ogni giorno, contro le torture, la degradazione dell'essere umano.

I ragazzi dei Blocchi H inscenano molte proteste, prima fra tutte la blanket protest, ovvero i rifiuto ad indossare la divisa del carcere. Ne seguono molte altre, fino all'apice: gli scioperi della fame.
I Governi che si succedono non riconosceranno mai le richieste dei carcerati e gli scioperi della fame - dopo molte morti - termineranno solo quando le famiglie imporranno ai loro cari il trattamento sanitario obbligatorio. Lo status di prigionieri politici non verrà mai riconosciuto, tuttavia nel 1981 vengono accolte alcune richieste dei ragazzi come il non dover indossare la divisa e potersi associare.

"Meglio morire mentre si cerca di resistere, piuttosto che essere torturati e non opporre resistenza alcuna". Bobby Sands

Il carcere di Maze/Long Kesh, ha chiuso nel 2000. Oggi c'è un progetto per trasformarlo in un luogo simbolo di pace. Tuttavia le proteste degli unionisti sono forti. L'Irlanda è ancora profondamente divisa. Questa storia è troppo recente, anche per essere davvero chiamata storia. E le ferite sono ancora troppo vive per non fare più male.

Il libro fa male, fa male qualunque sia il pensiero verso i detenuti di Long Kesh. Perché di qualunque reato si siano macchiati (e non dimentichiamoci che molte volte si veniva arrestati e portati in carcere senza accuse e senza processo), le sevizie e le torture non devono fare parte del sistema carcerario. Leggendo i diari di Sands il parallelismo con Primo Levi è quasi scontato. Uomini degradati, seviziati, torturati, da altri uomini. Il peggio che il genere umano possa immaginare.
Quante Long Kesh esistono ancora oggi nel mondo? Credo siano troppe. E questo fa male. Come si può arrivare a tanto? Come si può calpestare la dignità di altri esseri umani e tornare a casa la sera, baciare la propria compagna, i propri figli, e dormire sereni?

Non è un libro facile ma va letto, la situazione irlandese va affrontata, capita e studiata. Conosciuta.

"In Irlanda, nel corso dei secoli, abbiamo provato ogni formula: governo diretto, governo indiretto, genocidio, apartheid, parlamenti farsa, parlamenti veri, legge marziale, legge civile, colonizzazione, riforma della terra, divisione del paese. Niente di tutto ciò ha funzionato. L'unica soluzione che non abbiamo ancora provato è quella di un ritiro totale e incondizionato"
Queste parole le ha scritte il direttore di Spectator, uno dei più importanti giornalisti inglesi (sostenitore di Margaret Thatcher). Per ora non è ancora stato ascoltato. Magari un giorno le cose cambieranno.

Il libro si divide in tre parti: la descrizione di un giorno nel carcere di Long Kesh, i 17 giorni di diario all'inizio dello sciopero della fame (durato 66 giorni, fino alla morte di Sands) e una cronologia dei fatti e gli accadimenti importanti nei 10 anni che portarono alla morte di Sands (1971-1981). Credo che sarebbe utile leggere prima questa storia, e poi gli scritti di Sands, per comprendere meglio.


Un giorno della mia vita - B. Sands 
UEF - p. 224
Euro 8,50

Consigliato a chi: vuole conoscere e approfondire una pagina nera nella nostra storia

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