Quel che resta del ghetto di Łódź
Łódź
è una città interessante, una città che racconta la Polonia di oggi molto bene.
Una città che vive di contrasti e di cui avrò molto da raccontarvi. Dovrò
parlarvi della sua via centrale tutta pedonale, della sua fabbrica tessile che
ne ha fatto una sorta di Manchester dell’est (e per questo non potevo non
amarla), dei suoi restauri in corso, della sua stazione super moderna accanto a
palazzi sgarrupati.
Molte
cose saranno da raccontare ma oggi voglio parlarvi di qualcosa che è stato
cancellato, qualcosa che oggi si fatica a trovare ma proprio in quell’assenza
racconta la sua storia.
Il
ghetto di Łódź (ah, parliamo subito chiaro, si legge Uch, con la c morbida alla
fine, vi lascio due link, qui potete trovare come si pronuncia solo Łódź e qui come si devono pronunciare le altre città polacche).
Torniamo
a noi, il ghetto di Łódź (Lietzmannstadt) era il secondo ghetto più popoloso della Polonia,
secondo solo a quello di Varsavia. Qui erano stipati quasi 300.000 ebrei, qui
alla fine della guerra ne rimasero solo 880.
Il
capo del ghetto era una figura molto discussa che invitò anche madri a dare i
propri figli ai nazisti per cercare di guadagnare qualche giorno in più di vita
per gli altri. Morì anche lui. Morirono quasi tutti. E il ghetto fu liquidato,
cancellato, raso al suolo.
Da
qui partivano i treni, dalla stazione di Radegast ai confini del ghetto partivano
i treni per i campi di sterminio della zona.
Oggi
cosa resta? Quasi niente. Il ghetto è stato raso al suolo e al
suo posto oggi si trovano palazzi in stile sovietico, campi, villette di
recente costruzione e poco altro. In alcune parti mancano ancora le strade
asfaltate.
Ma
la cosa più importate c’è ed è la stazione.
È stata recuperata ed oggi funge da
memoriale e museo. Arrivarci dal centro non è semplice, noi abbiamo sbagliato
strada seguendo google maps e ci siamo addentrati tra villette e sentieri nella
vegetazione, arrivandoci da dietro ma non potendo così raggiungerlo, dato che c’erano
alcuni lavori in corso. E a quel punto siamo tornati sui nostri passi e abbiamo
rifatto la strada al contrario arrivandoci dal lato giusto, seguendo più che
altro l’istinto.
Quello
che posso dirvi ora è che potete arrivarci con i treni LKA da Widzew o
Fabryczna oppure con l’autobus 57 che ferma non lontano dalla Piotrkowska. Noi
ci siamo arrivati con il tram 3 fino a Bałuti e da lì abbiamo camminato per
circa 10 minuti (parlando della strada corretta). Intorno a noi il nulla, qualche casa, nessuna
attività commerciale, niente che parlasse di una ripresa vera dell’esistenza. Esistenze
cancellate, di questo parlava quel luogo.
Poi
si arriva, si vede un camino in mattoni rossi, la scritta "Thou shalt not kill" (non devi uccidere), si passa da un’apertura molto
stretta (da dire che siamo entrati dall’uscita) e si è circondati da pietra,
sulla testa un binario del treno che corre per tutto il corridoio. Attorno a
noi le testimonianze della storia, piano piano che si cammina lungo il
corridoio si accendono le luci e si può leggere cosa è accaduto, guardare
elenchi ed elenchi di nomi spuntati, roba ammassata – ciò che restava di quelle
esistenze cancellate.
In
fondo a quel corridoio la stazione vera e propria, qui c’è ancora uno dei treni
merci delle DB usati per deportare le persone verso i campi. Non posso, non
riesco, non sono capace di dirvi cosa si provi a vedere quel treno, a salire
dentro un vagone. A vedere in concreto lo schifo a cui siamo arrivati come
umanità, la grettezza, la bassezza ma anche la pianificazione, la lucida
follia, la lucida cattiveria, il male assoluto a cui l’umanità è arrivata, di
cui è stata capace.
Sul
piazzale i nomi dei campi verso cui quei treni erano destinati. E poi parole,
parole di scuse, parole riparatrici, parole che non basteranno mai.
Testimonianze di dolore, di sofferenza e ricerca dei motivi, ma dove si possono
trovare i motivi? Dove può essere ricercata così tanta cattiveria, quali
possono essere davvero le ragioni di tutto questo?
La
risposta io non la trovo e più mi ci confronto meno riesco a trovarla, e meno
riesco a trovarla meno riesco a capire certo cose del mondo di oggi.
Noi
dopo la visita alla stazione abbiamo camminato un po’ per il ghetto,
confrontandoci con l’assenza di tante cose. Siamo tornati alla vita, all'esistenza,
grazie a una signora a cui è scappato il cane e una ragazza è riuscita ad
acciuffarlo (correva come un matto), la gioia di quella donna e il suo amore
per il cane ci hanno riportato all'oggi. Al tempo presente e a quello che oggi
è Łódź.
Città
del cuore di questo viaggio, lo sarà anche per Lietzmannstadt, il ghetto che
non c’è più. Lo sarà per tante cose che ho capito e che ho sentito dentro di me
quella mattina.
Info
utili
Sito
internet del museo: https://muzeumtradycji.pl/
Ingresso
alla stazione di Radegast e al museo: gratuito
Come
arrivarci (dal centro): autobus 57 – tram 3
E c'è gente che nega tutto questo...
RispondiEliminaGià ed é inspiegabile.
EliminaIn Polonia mi sono confrontata con tantissime cose. Non sono riuscita, emotivamente, a decidere di andare ad Auschwitz. Ma tanto in Polonia parla di quella terribile storia ed é assurdo capire come qualcuno la possa negare.