Welcome to Everytown

Ci sono libri che arrivano nella tua vita davvero per caso ma sembrano essere stati guidati da qualche mano invisibile (senza scomodare Adam Smith).
Questo è proprio il caso di Welcome to Everytown di Julian Baggini. Un libro che è arrivano tra le mie mani la sera che stavo festeggiando il mio compleanno a Londra, in un pub, dopo cena. Una tranquilla domenica sera, una giornata perfetta che si concludeva in un piccolo pub tra Rotherhite e Bermondsey: bancone in legno, ottime pinte, poltrone in pelle e vista sul Tamigi.

Ero lì seduta al tavolo ad aspettare che Cri mi portasse la birra che avevo scelto quando ho visto la libreria di fronte al mio tavolo, lì tra tanti libri c'era anche lui e attaccato sulla sua copertina un adesivo con la scritta Pick me, I'm free. 
Già per me l'idea di un libro free è meravigliosa, adoro il book crossing. Poi il tema mi intrigava parecchio, la mente inglese, il pensiero della pancia dell'Inghilterra (badate bene che sto scrivendo Inghilterra intendendo proprio Inghilterra, non all'italiana intendendo tutto il Regno Unito o la Gran Bretagna).
L'ho visto come un vero e proprio regalo di compleanno.
Da allora, sono passati due mesi, ha aspettato tranquillo che venisse il suo turno tra gli innumerevoli volumi che si sono accumulati sul tavolino di casa mia.
Le premesse sono interessanti. L'autore vuole raccontarci il pensiero dell'inglese standard e per farlo ha individuato la città che più di tutte rappresenta l'Inghilterra. Lo ha fatto attraverso un sito che traccia i gusti e le abitudini degli inglesi e la scelta è ricaduta su Rotherham, South Yorkshire... Capite la coincidenza? Io tra poco più di 60 giorni partirò proprio per quelle zone e a marzo è capitato un libro tra le mie mani che, di fatto, è ambientato la. E quel "la" rappresenta un po' l'Inghilterra intera.
La meraviglia.

Ma veniamo ora al libro in se!

Da dove può partire il racconto di Julian all'interno della mente inglese se non da un pub e dal ruolo che il pub gioca ancora oggi nella vita della comunità a quelle latitudini?
Ed è proprio al pub che Julian inizia a conoscere le persone che saranno poi oggetto di studio e che ci racconteranno cosa c'è dentro la mente inglese. Un'Inghilterra ancora molto working-class, profondamente legata alle sue tradizioni e ai suoi luoghi di ritrovo, nonostante ormai la si pensi molto più middle-class. Ma forse il vero errore, ci dice lo stesso Julian, sta nel tipo di classificazione, nel come si identificano working e middle class.
E quindi i valori della working class sono ancora alla base della società inglese, anche se magari leggermente modificati in forma e significato. La comunità, il locale, è sempre al centro. Così come la famiglia (gli affetti), lo spirito goliardico e, chiaramente, il calcio.
Queste sono più o meno le basi di partenza di questo studio, una sei mesi di vita a Rotherham per capire cos'è e cosa pensa oggi l'Inghilterra, al di la delle statistiche, partendo da essere ma verificandole e confutandole.

Interessante è, nel primo capitolo, la conversazione con alcuni ex-minatori e lavoratori delle acciaierie che nonostante avessero a loro tempo partecipato attivamente agli scioperi e, successivamente, perso il lavoro (a seguito delle politiche lacrime e sangue della Tatcher) oggi guardandosi indietro ripensano a quel momento e dicono che la Lady di Ferro ha fatto bene a chiudere le miniere (e le acciaierie) perché oggi il futuro dei loro figli è migliore, l'ambiente è migliore e quello era un posto terribile. Anche se allora hanno lottato per tenerlo (e lo rifarebbero oggi).
Molte cose si capiscono dei popoli parlando con loro, ascoltando e leggendo le cose che hanno da dire. La capacità di guardarsi indietro e cedere l'onore all'avversario, capirne la lungimiranza, guardando all'oggi e ammettere che aveva ragione, che ha fatto bene. Non è cosa da poco e non è cosa da tutti.
Chiaramente non è il pensiero di tutti, quello è un periodo molto difficile per la Gran Bretagna e tutt'oggi contiene dentro di se tanta sofferenza. Però la terra d'Albione è andata avanti, ha saputo ricostruirsi e riscoprirsi. Creando nuove opportunità, non soltanto chiudendo porte. C'è molto da imparare.

Un capitolo molto interessante è quello in cui parla degli inglesi all'estero, in vacanza.
Già la distinzione che fa tra turisti e viaggiatori (dove, di fatto, i secondi vengono definiti come turisti più scomodi) l'ho adorata (un giorno dovrò scrivere un post in proposito).
Ma sopratutto ha un po' confermato il mio pensiero relativo al come viaggia la maggior parte degli inglesi, ricreando costantemente quello che hanno già a casa.




Di fatto quello che emerge con costanza dalle pagine del libro è la way of life inglese fatta di semplicità, facilità e convenienza.

E così il libro prosegue affrontando temi centrali come l'attitudine a scommettere, la distinzione tra uomini e donne, il maschilismo (ahimè anche qui molto presente) e le rivendicazioni femministe e come è cambiato il ruolo della donna all'interno della società (e dei pub). Si parla anche del rapporto col sesso (ne parlano molto più che farlo) e dei giovani. I giovani che sembrano sempre il peggio del peggio (in ogni società e in ogni epoca) ma che in realtà ripercorrono la strada dei loro predecessori, semplicemente avendo a disposizione altri mezzi. E così si conclude il capitolo rassicurando tutti che la "English philosophy" è più che al sicuro e che i giovani d'oggi continuano a pensare a se stessi come i loro genitori prima di loro.

E tutto questo è molto rassicurante.

Un bel libro, divertente e interessante, che diventa spunto di conversazione e di pensiero. Un libro "intelligente" che consiglio a tutti (peccato solo sia disponibile solo in inglese).



Welcome Everytown - A Journey into the English Mind - J. Baggini
Ed. Granta Books 
P.  261 - Euro 10,00

Consigliato a chi: vuole conoscere meglio gli inglesi. 

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