Il club dei filosofi dilettanti
Passeggiare nelle splendide vie di Edimburgo accompagnati
dai personaggi di McCall Smith è un privilegio. Non solo perché si può godere
di quella che è, a mio avviso, una delle più belle e affascinanti città
d’Europa, ma anche per i ragionamenti che si fanno camminando.
Ho sempre sostenuto che camminare sia la prima forma di
meditazione, che lo si faccia soli o in compagnia, ci permette di indagare
dentro il nostro animo. Andare piano, lentamente, mentre tutto scorre in fretta
intorno a noi aiuta a rallentare anche i pensieri. E così li si mette più a
fuoco.
Mentre si leggono i libri di McCall Smith, che sia la serie
di Scotland Street (a proposito Guanda, a quando la traduzione di The Unbearable Lightness of Scones??) o del Club dei filosofi dilettanti, ci si
trova a pensare a se stessi e alla propria vita, a come noi affrontiamo i problemi
che vengono posti, pagina dopo pagina.
E intanto si
cammina per la città, dai Meadows alla New Town, da Stockbridge a Princess
Street. In compagnia ora di Bertie (povero Bertie), ora di Isabel (simpatica
filosofa ficcanaso). Tra una seduta da uno psicologo e un pranzo rigenerante
con la nipote. Il tutto condito da un ottimo humor britannico, l’educazione
scozzese e uno sguardo sul mondo vivace e interessato. Un giusto mix di
modernità e tradizione, l’equilibrio che tutti cerchiamo lo si trova in queste
pagine, anche in mezzo a confusioni personali e famiglie particolari (povero
Bertie).
Isabel Dalhousie è
una quarantenne, filosofa, che vive in una grande casa. Ha ereditato (e ben
investito) una piccola fortuna che le permette di vivere in agiatezza,
dirigendo la rivista di Etica Applicata. Tra inaugurazioni di gallerie d’arte,
spese in gastronomie italiane e concerti a teatro, si trova sempre più
invischiata (per sua scelta) nel destino di Mark, un giovane che ha visto
morire a teatro, caduto dalla balconata. E in mezzo a tutto questo trambusto
McCall Smith dipinge l’Edimburgo di oggi, tra la morsa del passato e la spinta
di una modernità non sempre positiva (non in tutto almeno). Tema centrale del
romanzo è l’etica della bugia, dell’omissione. Si è sempre tenuti a dire la
verità? Ci sono momenti e situazioni che invece impongono una piccola bugia,
un’omissione? Questo il discernimento filosofico, di etica applicata, che è il filo conduttore del romanzo.
McCall Smith ci mette di fronte a una
grande verità: sono gli abitanti a rendere unica questa meravigliosa Capitale
europea.
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