Città d'ombra

A volte ci sono libri che proprio non ci prendono. Ci accaniamo su quelle pagine, con costanza. Bramiamo che ci trasmettano cose. E a volte, qualche pagina qua e qualche pagina la accade anche. Ma in generale restiamo distanti dall'autore.

A me è capitato con Città d'ombra, di A. Aciman. Il libro era nella wish list dei libri per "preparare" Parigi. Aciman è un esule turco, nato ad Alessandria. Ha vissuto a Roma, ha sognato Parigi e infine si è trasferito a New York, dove ancora vive con la famiglia. Questo libro è, in definitiva, una raccolta di alcuni suoi scritti. Pagine introspettive nelle quali lui si confronta con le città della sua vita e della sua memoria. Per poi arrivare ad ammettere che in fondo ha sempre cercato di ricreare, ritrovare, ripensare Alessandria, ovunque fosse.

Il problema vero, nel mio rapporto con questo libro, sta nell'idea di cambiamento che abbiamo io e lo scrittore. Opposta. Per me il cambiamento è sempre positivo, anche se ci fa passare attraverso il dolore o arriva in modi dolorosi e inaspettati. In ogni caso è crescita, evoluzione.
Per lui, penso (immagino dopo aver letto le pagine) proprio a causa del trauma subito dovendo abbandonare Alessandria, è sempre e comunque perdita. Quindi ha sempre un'accezione negativa. Che porta con sé anche emozioni molto negative e comunque sempre introspezione.

Io sono donna e quindi, per natura, animale introspettivo. Mi faccio mille seghe mentali e analizzo ogni parola, ogni filo d'erba, in maniera - a volte - compulsiva. Ma Aciman mi supera e di gran lunga. Di fatto il libro è una seduta psicoanalitica. Il che non è necessariamente una cosa negativa. Dipende molto da cosa si cerchi in questo libro. Io cercavo, sopra ogni cosa, Parigi. E ne ho trovato troppo poca. E forse questo mi ha esasperata, giravo pagina e speravo di trovarci una via, un ricordo. Invece molto poco. Quasi niente.

Poi il libro scorre. E regala anche momenti interessanti e divertenti. E incuriosisce. In particolare la ricerca di Monet a Bordighera o le bellissime pagine su Nervi e il mar Ligure. E anche alcune interessanti pagine dedicate a Place de Vosges. Che mi riprometto di leggere seduta in piazza, in quella che immagino una bellissima giornata di maggio.
Di Parigi ci sono anche altre pagine, struggenti, dove traspare tutto l'amore (mai pienamente vissuto) Di Aciman per questa città, nato ancora prima di essere costretti a lasciare Alessandria.
Ma anche qui, in definitiva, traspare sempre il rimpianto, il non vissuto, il ricordo che impedisce di vivere appieno ogni esperienza nel presente. E anche la bellissima descrizione di Square Lamartine diventa, in realtà, un momento di dolore, ricordo triste e mai presente vissuto.

Poi, verso la fine, arriva meraviglioso un racconto di New York. New York, abbagliante. Si chiama. Ed è come se fossi io a scriverlo, nei miei vagabondare per Milano, prima di andare al lavoro o mentre rientro. E poesie d'amore per la città amata. Perché per la città alla fine si ama, come si ama il proprio partner. Forse anche in maniera più profonda. Perché la città, alla fine, siamo noi. Si riflette in noi.

Il libro lo consiglio? Non lo so. Oddio, leggere va sempre bene e quello che a me non è piaciuto magari un altro lo adora. Oppure io, in una fase diversa della vita lo apprezzerò.
Credo non vada letto in un momento buio, cupo. Però può essere interessante in una fase di passaggio. Di transizione. Può aiutare a iniziare una ricerca di sé, sempre utile.

Trovare te stesso magari non ti riesce, però ricordi di esserti cercato. E anche questo può risultare rassicurante, confortante.

André Aciman - Città d'Ombra
Ed. Guanda
Pag. 264
€ 18,00

Dedicato a chi: non ha ancora un posto nel mondo. Vuole guardarsi dentro. Vive nel ricordo non riuscendo a superare il passato

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