#UnMesetraleRighe: Gennaio, iniziamo l'anno con grandi scoperte

 “Sanno tutto. Non si meravigliano più di niente” 

(Il cielo diviso - C. Wolf)



Libri letti

14

M/F

8F e 5M

Pagine

3.808

Voto medio

3,82

Euro

73,98



Il filo conduttore

Avevo voglia di riempirmi la testa. Forse questo è il vero buon proposito che ho per il 2022: riempirmi la testa di cose, evolvere e crescere. Imparare nuove cose o a far meglio cose che già faccio. In quest’ottica ho messo in TBR moltissimi saggi (e molti sono nella lista dei desideri) e ho iniziato alla grande! 

Devo dire anche che la maggior parte mi sono piaciuti parecchio, mi hanno arricchita e sono state rampe di lancio per nuove letture. 

In mezzo a tutto questo, anche i libri di narrativa che leggerò saranno per lo più orientati alla crescita perché in fondo dentro un libro cerco la vita e da essa imparo. Per cosa si legge? Per diletto, certamente. Per evadere, in parte. Ma io leggo soprattutto per assorbire emozioni, fatti, immagini, città, vite. E questo mi permette di crescere e cambiare, ad ogni pagina. La lettura deve mettermi di fronte a me stessa, sbigottirmi, farmi vacillare. 


Le tre grandi aree tematiche in cui inserirò i miei libri saranno Narrativa, Saggi e Classici. In narrativa saranno innumerevoli i generi e sotto-generi rappresentati, dal fantasy all’horror, dal thriller alla narrativa generale/contemporanea, dai romanzi storici alla fantascienza. 

I classici ho voluto tenerli separati e seguiranno vari filoni. Dai #MattoniFrancesci (il gruppo di lettura di Ilenia Zodiaco che ho intenzione di seguire, per lo più in audiolibro), a classici latini e greci, da classici storici come Shakespeare e Austen a classici più contemporanei come Morante. 

Poi ci sono i saggi, il femminismo e l’utilizzo della lingua in modo inclusivo la faranno da padrone ma verrà lasciato ampio spazio all’autofiction di Carrère (quest’anno vi stuferete di sentirmi parlare di lui, temo) e a saggi degli argomenti più disparati. 


Narrativa

La mia ecletticità si esprime molto bene in due modi: guardando i miei brani salvati come preferiti su Spotify e osservando la mia libreria. Gennaio non smentisce questa verità e ci regala alcune perle. Passo da precursori del fantasy anni ‘20, romanzi impegnati degli anni ‘60 e horror, romanzi storici e libri di contemporary. Il primo libro dell’anno deve sempre essere (per il momento) un libro di Shirley Jackson e il 2022 è stato dedicato a Lizzie. Interessante visione della personalità multipla, resa molto bene. La tensione è crescente e la confusione a tratti regna (giustamente) sovrana. Jackson è sempre una certezza. 

Nei primi giorni dell’anno sono anche stata inghiottita dalla Varsavia dell’inizio della guerra. Il dottore di Varsavia è stata un po’ una delusione perché i temi trattati mi interessavano molto (la costruzione del ghetto, la sua vita e la rivolta di Varsavia) ma sono stati raccontati con eccessiva faciloneria, semplicità. 

Il mio amore per il fantasy ormai è acclamato e così mi sono buttata in questo precursore: Il buon vino del signor Weston. lo potrei definire un mix tra il Faust, Cose preziose e Le notti di Salem. A tratti spassoso, a tratti più noioso a volte fastidioso. Sicuramente una lettura che non mi ha lasciata indifferente. 

Ho poi sognato in compagnia di Yoshimoto con Delfini. Chi legge questo blog da un po’ sa che mi sono ripromessa di leggere tutta la bibliografia di Yoshimoto in ordine di pubblicazione (non arriverò mai alla fine, lo so!) e così era arrivato il suo turno. In questo caso i temi sono particolari e in parte diversi dai soliti cui si è abituati con Banana Yoshimoto. Famiglia, figli, relazioni e l’essere anche nei confronti dell’altro. Il malessere che si dipana quando si accetta di comprendere l’altro nella nostra vita. 

Ho concluso il mese con Il cielo diviso di Christa Wolf, romanzo che racconta la divisione delle due Germanie attraverso la divisione di una coppia di giovani fidanzati nella Germania dell’Est durante la costruzione del muro. Due mondi che si scontrano e che non possono non avere una ripercussione nel privato. Una divisione che lascia strascichi profondi nelle persone che anche non volendo, anche inconsapevoli, si trovano davanti alla necessità della scelta. Ho trovato lo stile a tratti eccessivamente ampolloso (a tratti invece la liricità mi è piaciuta, forse andava calibrata un po’). 



Ma la palma di miglior libro del mese nella sezione NARRATIVA va a
HORRORSTÖR di Grady Hendrix. Sicuramente non vince per lo stile, a tratti molto immaturo, lo riconosco. Epperò il libro mi ha intrattenuta moltissimo, l’ho trovato assolutamente centrato in quello che voleva fare: costruire una storia horror che mischiasse la critica sociale a paradigmi del genere anni ‘90. L’esperienza è fichissima, siamo in un negozio di mobili stile Ikea, in una notte, e le vicende dei personaggi si mescolano a presenze inquietanti. Si resta attaccati alle pagine, ci si spaventa e si ride anche parecchio! Ben fatto! 




Saggi

Come per i libri di narrativa anche i saggi sono stati 6, un paio molto piccoli e altri più impegnativi. L’anno è iniziato con un libro che mi ha regalato un’amica che mi conosce molto bene. Sfacciate! racconta la storia di alcune donne che hanno osato troppo per la loro epoca e che potrebbero avere i tratti tipici delle Donne delle’Essex, un termine che in UK è usato con senso dispregiativo e che invece noi donne dovremmo fare nostro per spogliarlo dei suoi connotati offensivi. Perché in fondo essere sfacciate e voler trovare il proprio posto nel mondo, anche urlando e con modi non composti, non fa di noi cattive persone ma solo essere umani che si sanno imporre! 

Ho poi letto con grande piacere la raccolta di articoli “Questioni di un certo genere” che cerca (e riesce) di spiegare le questioni di genere per renderle comprensibili anche a chi non le vive in prima persona. Si parla di uso dello Schwa, del colore rosa, di transazioni e dei processi legali e psicologici che le persone transessuali devono affrontare ogni giorno. L’ho trovata un’ottima base di partenza per voler approfondire. 

Sono poi passata ad un saggio femminista che può essere un’ottima partenza, in quanto scritto per essere accessibile a tutt*: Campo di battaglia di Carolina Capria. Quanto il nostro corpo sia in perenne battaglia con noi e con il mondo intero e di quanto molte di queste battaglie siano il frutto di una società patriarcale che non riusciamo a scrollarci di dosso mai veramente.  

Sempre a tema questioni di genere e questioni femminili ho letto poi La lingua che cambia, un libretto di meno di 70 pagine che spiega in poche parole perché le scelte linguistiche che facciamo sono scelte politiche e di come possiamo usare la lingua per raccontare il mondo che vorremmo. E per abitare un mondo che ci piace di più. 

Un saggio che invece mi ha molto delusa è Dio odia le donne di Giuliana Sgrena. Un saggio che saggio non è, essendo solo una sequela di idee di Sgrena buttate lì, invettive contro questa o quella religione, citazioni usate a favore di concetto e il continuo passare dal presente al passato senza troppo chiarificarlo il che rendeva tutto confuso, poco puntuale. Molte cose che venivano criticate erano cose mai messe in atto o messe in atto solo molti secoli fa. 


Ma ecco che siamo giunti alle grandi gioie saggistiche di questo gennaio, la palma di miglior SAGGIO spetta a
UN ROMANZO RUSSO di Emmanuel Carrère. Per me lui potrebbe anche scrivere la lista della spesa che per quanto scrive bene diventerebbe un capolavoro. Detto questo, quando una persona egocentrica, narcisista ed egoriferita come Carrère riesce a parlare di sé stesso senza che la cosa annoi vuol dire che lo fa bene. E lui lo fa benissimo. É fastidioso, irritante a tratti del tutto odioso. Ma è lui e non ci si può far niente. D’altra parte leggere solo di personaggi che ci sono simpatici o per i quali parteggiamo diventa noioso, no? Con lui non si parteggia, anzi. Un romanzo russo prende il via raccontando di un prigioniero di guerra ungherese ritrovato, dimenticato, in un ospedale psichiatrico russo. Carrère parte per imbastire un reportage sull’argomento e si ritrova invischiato personalmente nella storia che riporta alla luce un importante segreto di famiglia. E così la storia di quel prigioniero di guerra è solo un pretesto per raccontare la storia della famiglia di Carrère, da parte materna, e di lui nel presente. Di come il passato ci leghi e ci lasci segni anche quando non lo vogliamo interpellare. 

Il legame col romanzo russo non è solo nell’ambientazione, anche nella forma. Grandi crisi, scenate, turbolenze. Bassezze e altezze. Un libro meraviglioso. 


Classici

Due soli sono stati i classici letti nel mese ma  a mia “discolpa” devo dire che uno di essi è stato un bel mattonazzo da più di 1.000 pagine, quindi mi sento giustificata! 

Il primo letto dell’anno è un recuperone di classici latini, ovvero la Favola di Amore e Psiche di Apuleio. L’ho trovato super divertente (non pensavo, nella mia ignoranza pensavo una tragedia) e mi ha ricordato moltissimo gli anni in cui ridevo molto guardando Pollon (lo so, perdonate il paragone ma gli Dei sono sempre spassosi)! 


Il mattonazzo, che è pure il preferito tra i due, è IL CONTE DI MONTECRISTO di Dumas. Una vera telenovela a forma di romanzo (d’altra parte all’epoca altro mezzo non c’era) che ho amato moltissimo. Gli si perdonano coincidenze assurde e l’infallibilità del nostro eroe. Gli si perdona tutto perché ci tiene attaccati alle pagine, ci diverte e ci fa sospirare. Per essere il primo dei #MattoniFrancesi sono super contenta, vediamo come proseguirà il programma! 




Il libro preferito del mese

Capirete bene la difficoltà a tracciare un preferito in questo gennaio, vista la diversità di generi e stili. Se mi conoscete già avrete capito, la palma di libro migliore del mese va a UN ROMANZO RUSSO di Carrère e non potrebbe essere diversamente. Il giusto mix di saggio, romanzo, mattone russo e odio verso il protagonista, lo rendono il libro quasi perfetto. Visto che ancora per qualche giorno ci sono gli sconti Adelphi non posso che consigliarvelo! 


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