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Visualizzazione dei post da settembre, 2019

Ti voglio bene, sgarrupata, Stettino!

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Le mie città preferite sono ruvide, antipatiche, complicate . Di solito con molta storia da raccontare , hanno molti veli da alzare per afferrarle appieno. Difficilmente regalano l’effetto wow! E molto spesso spiegare il vero motivo per cui consiglio di vederle è complesso. A volte neanche consiglio di vederle, non a tutti almeno. Credo fortemente che il rapporto che si costruisce con una città sia simile a quello che si coltiva con una persona, quindi ognuno di noi ha idiosincrasie e gusti molti diversi che ci fanno amare o meno una città piuttosto che l’altra. O una tipologia di città. A me le città sgarrupate piacciono. Le trovo interessanti e mi ci sento a mio agio . Con Stettino l’amore è nato prima di vederla, era una di quelle su cui avevo più aspettative perché sentivo che ci saremmo piaciute. A volte possono capitare delle delusioni (come nel caso di Praga ) però il più delle volte mi conosco e ci azzecco. E infatti da subito ho sentito qualcosa smuover

Incontrare una città

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L’altra sera durante una cena è partita una discussione filosofica sul viaggio . Ognuno ha sempre la sua idea sul viaggiare, ognuno ha cose che piacciono e cose che meno. E meno male che è così: sai che noi altrimenti?! Attorno a quel tavolo c’era chi sosteneva che si annoia a visitare una città, tolti monumenti e musei. Al contrario io amo visitare le città (e le cittadine, non faccio discriminazioni dimensionali!), senza avere una meta precisa, senza un elenco di cose “da vedere” . Anzi, io quasi odio gli elenchi di cose “da vedere”, quasi fosse necessario depennare un certo elenco di cose per dire di aver realmente visto una città o un’altra. Poi, chiaro, quando scopro una città poi trovo dei luoghi del cuore che consiglio di vedere agli amici, o che ritengo (in cuor mio) “necessari” per comprendere quella città. Ma è più una cosa intima, una mia idea, più che un elenco di “must” imprescindibile. Ma torniamo all’argomento centrale, la visita a una città. Sono un animal

#POLOYUM: quanto è costato

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Come ormai d’abitudine, al rientro di un viaggio mi piace farmi i conti in tasca e scoprire quanto ho speso e quanto la cifra si sia avvicinata alla mia idea di quanto avrei speso. In questo senso devo dire che la Polonia non ha tradito le mie aspettative e quanto speso si è avvicinato molto a quanto avevo in mente di spendere, molto bene! Intanto serve un recap, se non vi ricordate nulla vi rimando a questo post pre partenza dove vi raccontavo proprio tutto. Altrimenti in breve vi ricordo che  i l giro è partito da Danzica, per poi toccare Słupsk, Stettino, Poznan, Łódź, Varsavia e Cracovia, per un totale di 16 notti. Ma partiamo con i conti! I costi sono indicati in euro e per due persone . Per tutte le spese che ho fatto in loco in zloty(ovviamente) ho calcolato il tasso di cambio di 1 a 4 (anche se in realtà è un po’ più conveniente a 4,30).   Le spese iniziali VOLI: abbiamo fatto due voli separati, arrivando a Danzica e ripartendo da Cracovia, con Ryanair

Quel che resta del ghetto di Łódź

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Łódź è una città interessante, una città che racconta la Polonia di oggi molto bene. Una città che vive di contrasti e di cui avrò molto da raccontarvi. Dovrò parlarvi della sua via centrale tutta pedonale, della sua fabbrica tessile che ne ha fatto una sorta di Manchester dell’est (e per questo non potevo non amarla), dei suoi restauri in corso, della sua stazione super moderna accanto a palazzi sgarrupati. Molte cose saranno da raccontare ma oggi voglio parlarvi di qualcosa che è stato cancellato , qualcosa che oggi si fatica a trovare ma proprio in quell’assenza racconta la sua storia. Il ghetto di Łódź (ah, parliamo subito chiaro, si legge Uch, con la c morbida alla fine, vi lascio due link, qui potete trovare come si pronuncia solo  Łódź  e  qui come si devono pronunciare le altre città polacche ) . Torniamo a noi, il ghetto di Łódź  (Lietzmannstadt)  era il secondo ghetto più popoloso della Polonia, secondo solo a quello di Varsavia. Qui erano stipati quasi 300.0

Ode alla tempesta (ovvero del perché amo il clima tempestoso)

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Il mio rapporto con il meteo è cambiato nel corso del tempo. Oggi mi guardo indietro, ripenso alla bambina che ero, all'adolescente che ero e mi guardo oggi e vedo una persona diversa, una persona che si è risolta lottando, soprattutto contro sé stessa. Fino a pochi anni fa un tempo come quello di oggi mi avrebbe abbattuta: amavo il sole, il cielo azzurro e possibilmente i 40 gradi. Ci stavo proprio bene, sguazzavo in quel tempo immobile , calmo e che spingeva all'indolenza. Mi sono fatta, ieri sera, molte domande sul perché di questo cambiamento. La risposta che mi sono data, dopo mille pensieri, elucubrazioni e filosofeggiamenti sulla mia esistenza è che essendo io agitata, non soddisfatta, alla perenne ricerca di qualcosa , avevo necessità di qualcosa di calmo intorno a me . E cosa c’è di più calmo e immobile di una bella giornata di sole. Cosa c’è di più rassicurante del cielo azzurro che promette solo altro cielo azzurro, senza se e senza ma? Oggi s