Derry, la città murata coi muri che parlano
Ci sono
città evocative, città che solo nominarle fanno venire in mente mille immagini
e pensiamo di sapere già cosa ci aspetterà durante la visita.
Di solito
non è mai così, almeno nel mio caso. Le città sanno sempre sorprenderci e se
siamo disposti ad ascoltare, avranno molte cose da dirci.
Puntualmente
è avvenuto anche con Derry/Londonderry.
Il viaggio da Belfast dura circa due ore e mezza con il pullman (212 GoldenLine) ed è molto piacevole. L’area che si attraversa è magnifica e può contare sul lago più esteso d’Irlanda e di tutta la Gran Bretagna (e il 7° in Europa!), il Lough Neagh, e una delle AONB (aree di bellezza naturale) dell’Ulster chiamata The Sperrins.
Le Sperrins
sono colline che creano un
paesaggio splendido, che richiama la brughiera. Io ho passato il viaggio
attaccata al finestrino a sospirare immersa nella bellezza del paesaggio (mi
spiace non essere riuscita a cogliere con la macchina fotografica la bellezza
del luogo. Vi lascio questo link per approfondire).
Derry/Londonderry,
per tutto il tragitto i cartelli di indicazione stradale avevano il London
cancellato. La disputa sul nome della città è una delle tante sfaccettature del
conflitto nord irlandese ed è a tutt’oggi aperta. Il consiglio cittadino
(nazionalista) ha cambiato il nome ufficialmente in Derry ma, ad esempio, i
pullman che partono da Belfast portano la doppia scritta Derry/Londonderry.
Ad ogni modo, il
nome Derry deriva dall’irlandese Daire, bosco di querce (in particolare sarebbe
bosco di querce su un’isola circondata da acqua e torba) e segna proprio l’inizio
della storia della città attorno ad un bosco di querce sulle rive del fiume Foyle.
Un monastero
cattolico, fondato dal santo Columba di Iona, le diede prestigio e la fece
diventare per molti anni meta di pellegrinaggio.
Nel ‘600
Londonderry divenne una città importantissima e l’ultima città in Irlanda ad
essere circondata da mura. Le mura la protessero per molto tempo e furono usate
anche in tempi recenti, durante i troubles, per dividere le comunità e come
punti di avvistamento dalla polizia.
Come recita
una bella frase sulle info-grafiche in giro per la città, oggi Derry è una città
orgogliosa del suo passato, speranzosa del suo futuro e accogliente con tutti.
A Derry (nel
centro della città) si entra passando proprio sotto le sue mura, noi siamo
entrati da Shipquay Gate (il primo sabato del mese qui si tiene il mercato
contadino).
La città è
in salita e il punto centrale, culminante, è la piazzetta “The Diamond” dove
sorge anche una bella statua commemorativa dei caduti britannici nelle due guerre
mondiali. La città è veramente molto carina e piacevole è camminare per le
strade del centro, ci si sente quasi in un paesino.
Ma la testa
andava oltre e così siamo scesi, verso il Bogside.
Prima di
partire avevo ricercato un po’ di informazioni, come sempre, on line e uno degli
articoli che più aveva colpito era questo di Ester di ESTERofili (qui il link,
e sul blog trovate poi altri articoli che parlano del suo viaggio a Derry e in
NI).
La storia che racconta è una toccante storia di rinascita ma quello che più mi
è piaciuto nell’articolo è il finale perché è qualcosa in cui credo fortemente
anche io. Non tutti i posti sono adatti a tutti i turisti/viaggiatori. Certi
luoghi necessitano del giusto rispetto e se non si è in grado di empatizzare
con loro è meglio non andarci.
La nostra
visita, in punta di piedi, nel Bogside è stata quasi in solitaria. Era un
giorno feriale ed era mattina, poche le persone in giro. Si arriva qui e la
mente non può non tornare a quella domenica di fine gennaio 1972 quando una
marcia dei diritti civili (non la prima organizzata qui) finì in sangue (14
morti civili) dando di fatto il via ai troubles.
Passarono
molti anni per avere fatta giustizia, fu infatti solo nel 2010 che David
Cameron pronunciò un discorso di scuse alla presentazione del rapporto sui
fatti seguito alla Saville Inquiry, dicendo: “[…] ciò che è successo il giorno
del Bloody Sunday è stato ingiusto e ingiustificabile: è stato sbagliato”.
Le marce dei
diritti civili iniziarono nel 1968, ai primi di ottobre. Qui si viveva in uno
stato di segregazione. I cattolici non avevano accesso alle professioni
pubbliche e la disoccupazione tra le file cattoliche era molto superiore
rispetto alla controparte protestante.
In tutto il
Bogside murales a memoria di quei fatti colorano i muri. Addosso si sente forte
il peso di ciò che è successo. È doloroso camminare qui, immaginare gli orrori
di quel giorno e confrontarsi con essi.
La visita al
Museum of Free Derry è una visita difficile, c’è il racconto del perché si è sentita l’esigenza di
creare il Movimento dei Diritti Civili del Nord Irlanda, le sue connessioni con
la storia americana e i fatti di Derry. Abiti, scarpe, macchiati di sangue.
Filmati di quel giorno. Testimonianze. Duro ma necessario, perché comprendere è fondamentale.
Viaggiare è anche (sopratutto) comprensione, studio, imparare qualcosa di se stessi e degli altri.
Viaggiare è anche (sopratutto) comprensione, studio, imparare qualcosa di se stessi e degli altri.
Rientrando verso il centro città decidiamo di camminare sulle mura, passeggiata larga e piacevole. Da su si vede tutto il Bogside nella sua interezza, i murales, la sua storia e la sua voglia di rinascita.
Prima di lasciare la città non poteva mancare una passeggiata lungo il Peace Bridge, il ponte che dal 2011 unisce il Waterside (lealista) al Cityside (nazionalista). Il ponte rappresenta due mani che si uniscono in una stretta o anche le ali di una colomba. Il significato è enorme e fare questa passeggiata è molto emozionante.
Il Waterside
ha anch’esso le sue storie e i suoi murales a ricordo della grandezza della città
nell’affrontare gli assedi e la grandezza dell’esercito britannico. I
marciapiedi hanno il bordo colorato di blu – bianco e rosso. Laggiù Derry, il
city center e il Bogside.
Venire anche qui è fondamentale per capire la Derry di oggi e quella di ieri, per vedere dove si sta andando.
Venire anche qui è fondamentale per capire la Derry di oggi e quella di ieri, per vedere dove si sta andando.
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