Belfast, quando la storia ti sovrasta


Chi mi conosce lo sa, la storia è la mia passione. In particolar modo amo gli intrecci di storia, geografia, politica e società. Belfast unisce tutto questo in 115 km quadrati.
Molti, quando raccontavo che sarei andata a Belfast sgranavano gli occhi, o per darmi della pazza che va in una città brutta, o perché intimoriti dalla destinazione giudicata pericolosa.
E in effetti Belfast è stata nella lista delle città più pericolose al mondo per tanto tempo. Qui c’era poco da scherzare, di fatto era in atto una guerra.

Oggi Belfast sta voltando pagina, l’aria pesante se la lascia alle spalle, e si offre al turista come una meta interessante e ricca di cose da raccontare.



Parto subito col dirvi cosa non abbiamo visto, ovvero due mete quasi imperdibili: il Titanic quarter e il giardino botanico (che tra l’altro avevamo a due passi). Questo è il motivo che mi fa dire che torneremo.

Si sa, in un week end si devono fare delle scelte e per noi le priorità erano altre. Eravamo qui e volevamo immergerci nella recente storia d’Irlanda e del suo conflitto, e capire cosa era rimasto, quali sono gli strascichi, quanto di quel periodo pesa ancora oggi.
Sono stati 3 giorni non facili, abbiamo visto anche Derry (ne parlerò in un post a parte), ma bellissimi e Belfast entra decisamente nella lista delle mie preferite in UK.

Il primo giorno (che poi è stata una mezza giornata) abbiamo deciso di girovagare a zonzo per il centro, rifocillarci, bere tanta birra (qui la Real Ale, nostra amata, non esiste… però io mi sono rifatta con l’ottima Harp e Cri con la sua adorata Smithwick’s) e scoprire il lungo fiume.
Dal lungo fiume è un po’ partita la rinascita di Belfast appena prima del “Good Friday Agreement” (1998). Una delle opere è stata la chiusa che ha permesso anche di ripulire il fiume, il che ha facilitato anche (dicono) il ritorno dei salmoni. L’evento è stato festeggiato alla grande con una scultura di un salmone, tutta in ceramica con le piastrelle che parlano della storia di Belfast.



Non lontano da qui c’è il St George Market (ma andateci soprattutto il venerdì e il sabato), un mercato con musica dal vivo, bancarelle di artigianato locale e street food. Una vera esperienza plurisensoriale, un’immersione nella vita di Belfast! Noi qui ci siamo andati il venerdì (l’ultimo pranzo a Belfast), straconsigliato!

Ma torniamo alla storia. Un edificio che non può mancare chi vuole immergersi un po’ nella storia della città è il The Crown Liquor Saloon. Edificio vittoriano (ca. 1880) oggi è proprietà del National Trust e viene gestito come pub dalla Nicholsons, una catena che è quasi sempre garanzia di bei pub!
Questo pub è bello sotto molti punti di vista, innanzitutto per la bellezza estetica dell’edificio, fuori e – soprattutto – dentro. Poi per la sua storia. Si dice che un proprietario fosse cattolico/repubblicano mentre la moglie protestante/lealista. La moglie impose al marito il nome “The Crown” e lui per vendicarsi decise di mettere il simbolo per terra, proprio all’ingresso del pub, di modo che tutti dovessero calpestare la corona per entrare.
Credo questa storia racconti molto del caratterino che hanno da queste parti, del loro sense of humor e della guerra che è stata.



Proprio di fronte al pub una bella statua ricorda le donne lavoratrici. Mi piace quest’idea e mi piace come sia stata tradotta su ferro. Due donne con addosso mille simboli degli infiniti lavori che possiamo (alcuni dobbiamo?!) fare. Care donne, vi porterò con me.





Il terzo giorno (il secondo siamo stati a Derry) era il giorno da dedicare a due pilastri della storia di questa città: Best (che racconta la storia popolare, il calcio, le copertine patinate) e il conflitto (la storia pesante, quella cui abbiamo girato intorno per troppo tempo).

Primo capitolo Best, si va in una zona Orange/Lealista. Bandierine britanniche ovunque. La zona è abbastanza popolare, anche se spostandosi verso Castlereagh Rd si trovano case sempre più pretenziose.
La casa di Best è una casa semplice, quasi senza segni di riconoscimento. Oggi, se volete, potete affittarla su Airbnb.
Best è un personaggio che qui è quasi sacro, per tutti. Uno dei pochi personaggi che è riuscito ad unire una città (un Paese) che aveva più motivi di contrasto che di unione. Personaggio interessante, genio e sregolatezza allo stato puro. Uno di quei personaggi che a me personalmente mettono un po’ di tristezza, malinconia. Buttare via il talento, non farlo esplodere al meglio o bruciarlo troppo presto. Gli anni di vera poesia calcistica furono solo 10, tutti al Man United. Poi, a soli 28 anni, si trovò senza una squadra stabile e giocò principalmente in squadre minori e negli Stati Uniti. Talento cristallino ma tanta pazzia, troppo amore per l’alcol e la bella vita.
Personaggio figlio della sua epoca.
Dopo aver fatto pellegrinaggio alla sua casa natale abbiamo anche visitato il cimitero, qui tengo a dare qualche indicazione a chi, come noi, si ritrovasse a voler fare il giro in pullman. In teoria è possibile ma dipende molto dagli orari. L’autobus (12) che vi porta da vicino casa di Best al suo cimitero passa poco frequentemente. Potrebbe convenirvi usare il taxi o, come abbiamo fatto noi, Uber (costo per andare al cimitero partendo da casa di Best e tornare in centro, con due corse distinte, circa 12 £).
Arrivati al cimitero chiedete all’ufficio informazioni, gentilissimi vi daranno tutte le indicazioni per raggiugere il luogo di eterno riposo di George Best. Una tomba semplice, nel suo stile. Asciutta. Dove alcuni fan portano ricordi, sciarpe e quant’altro.


Restando legati a Best potrete andare anche verso C.S. Lewis Sq. Qui, girovagando verso il centro, incontrerete molti murales, sia dedicati a Best sia dedicati al Titanic o alle forze militari britanniche. Siamo, infatti, a East Belfast – zona lealista. Union Jack, murales a tema.









Noi dopo il pranzo al St George Market ci siamo portati dall’altra parte della città, eravamo pronti ad affrontare la Storia di Belfast.
Premetto che saremmo dovuti andare anche a Crumlin Rd GAOL, la prigione dove sono stati rinchiusi, tra gli altri, molti dissenti politici (non solo dai tempi dei troubles ma anche molto prima) ma non me la sono sentita. La visita a Derry mi aveva colpita allo stomaco, non avrei retto emotivamente. Altro motivo per tornare.
(e qui tengo a ringraziare la Giovy che, raccontando così bene la visita alla prigione, mi ha permesso di capire che non era il caso di affrontarla nello stato d’animo in cui mi trovavo. Pensare che prima di partire era uno dei must… ma bisogna anche capire quando il proprio io dice “non è il momento”, ascoltarsi e passare oltre).

Il pomeriggio non è stato comunque semplice. Perché è la città a non esserlo. Non è una città per tutti, perché è una città che va capita, ascoltata, sentita. Non è sensazionalmente bella come Edimburgo (per restare in territori simili), non è sfavillante come Londra e non ha (ancora) il fascino della rinascita di Liverpool o Newcastle. 
Belfast sta rinascendo, da poco, e lo sta facendo coi suoi tempi (e Brexit credo non aiuti). Belfast ha la bellezza delle città con una storia, un carattere, tante sfaccettature da cogliere. 

Torniamo al nostro giro in mezzo alla Storia.
Con il pullman siamo scesi in Shankill Rd, qui siamo nella parte “britannica”, lealista di West Belfast. Scendendo da Canmore St, l’aria si fa pesante. Le cancellate delle case si alzano. Alcuni murales fanno capire il clima che si respirava una volta. Non che parlino di quella storia. Non qui, non da questa parte. Qui parlano di militari, di “britannitudine”. Ma lo stato d’animo, l’idea, la si percepisce chiara.



In fondo compare un muro
Oggi è il Peace Wall. 
Una volta divideva la zona lealista da quella repubblicana. 
Oggi i cancelli sono aperti, sul muro ci sono scritte di speranza. 








Oggi Belfast si apre al mondo e a se stessa. Ma non vuole dimenticare, non può farlo. Le ferite sono ancora aperte, la pace la si costruisce giorno per giorno dal 1998, qui è qualcosa di concreto, tangibile, la si percepisce e a me, oggi, ha dato l’idea di essere fragile come tutte le cose preziose.



Si passa il cancello e si entra nella parte repubblicana, cattolica. Iniziano da subito i murales che ricordano le vittime, l’oppressione e la necessità di libertà. Bobby Sands compare in molti murales e in un’infinità di citazioni. Falls road è una vita grande, commerciale. Il ricordo degli anni terribili si affianca con la vita quotidiana, la Storia che entra a gamba tesa nel presente, per fare da monito: è successo, cerchiamo di dare un senso a tanti sacrifici, non gettiamo al vento la pace. Da qui, arrivati a 


Dunville Park, si gode di una splendida vista sul centro città. La City Hall (altra mancanza, la visita interna, gratuita…) con la sua cupola, il grattacielo dell’Europa Hotel, il carroponte della H&W Belfast (i costruttori del Titanic). Tutto intorno sono colline.

Belfast è circondata da una natura splendida (ne parlerò nel post su Derry, stay tuned), sui tre lati colline e su un lato il mare. Da qui, da Falls rd, si gode di questo panorama, la città laggiù.
Ci siamo incamminati. Grazie alle indicazioni di un signore che ci ha visti intenti a fotografare la zona, abbiamo evitato un giro dell’oca e abbiamo preso un ponte pedonale che in pochissimo tempo porta da West Belfast al centro città. Filo spinato sulle nostre teste. Un'altra delle conseguenze (e dei moniti) della storia recente.


Potrà sembrarvi che il peso mi abbia sopraffatta ma non è così. Come vi ho detto non è una città semplice e la sua storia è molto recente e molto pesante. Però il senso di riscatto, rinascita e la voglia di pace si respirano belle chiare. La zona del centro, il Cathedral quarter (la zona intorno alla cattedrale di Sant’Anna) è bellissima. Case in mattoni rossi, qui un tempo si produceva whisky e ceramica. 


Strade in ciottolato, vicoli che sembrano nulla e nascondono invece tesori come The Duke of York (sempre grazie Giovy per diffondere perle) o sono semplicemente bellissimi perché agghindati (ora il tema era – ovviamente – Halloween).




Per chiudere in bellezza non posso che menzionare un’altra fantastica blogger, irlandese (dell’EIRE) d’adozione, Veruska Anconitano, in arte la cuochina sorpaffina, che sul blog da una serie di utili consigli su Belfast e, tra gli altri, una perla mangereccia: The Mourne seafood Bar, che sta proprio di fianco al Kelly’sCellars. Due istituzioni da visitare assolutamente, una per mangiare dell’ottimo pesce e l’altra per bere ottima birra in un edificio super storico.


Qui vi lascio anche una mappa con alcuni dei luoghi citati (più quelli legati al Titanic) e un sacco di altri posti dove bere e mangiare, fate clic qui e la visualizzerete! 

Enjoy Belfast!

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