Nella testa di una Jihadista

Anna Erelle è una giovane giornalista che si occupa principalmente di periferie, nel senso più ampio del termine. 

Invece, ho sempre nutrito un certo interesse per tutto ciò che ha a che fare con comportamenti devianti. Poco importa la loro origine: che riguardi la religione, la nazionalità o il contesto sociale, l'errore che ha portato alla fatale caduta di questi destini mi affascina

Al momento sta lavorando sul reclutamento di giovani occidentali tra le file dell’IS e per farlo si è creata un suo profilo Facebook.
Un week end come tanti, è a un punto morto, dal profilo del suo alter ego posta un video, come tanti. Da quel momento Anna viene catapultata in una nuova realtà, una nuova vita, ai limiti della schizofrenia. Anna si muove sul filo del rasoio, in un equilibrio sempre più precario. L’inchiesta ci porta in profondità dentro i meccanismi di reclutamento dello Stato Islamico ma non solo. Riesce a farci entrare davvero nella testa dei ragazzi che vengono ingannati, raggirati e portati in Siria. Ci fa capire le motivazioni che spingono ragazzi occidentali ad andare in uno dei luoghi più pericolosi al mondo, a mettere a repentaglio la loro stessa vita (anzi a volte a desiderare addirittura di morire per “la causa”). Si resta attaccati alle pagine, soprattutto nel finale sembra davvero di correre insieme ad Anna, di vivere fuori da se stessi come in una bolla, la vita che scivola via, la normalità che ci sfugge.

È stato il giusto proseguimento dopo “l’infelicità araba”, lì si iniziava a capire quello che questa condizione di inadeguatezza costante può generare. Con questo libro / inchiesta si guardano negli occhi i giovani jihadisti occidentali: gente ai margini, che vive in contesti difficili, generalmente soli, con poca cultura ma tanto web (la loro unica finestra sul mondo), telefono. Hanno voglia di riscatto, di migliorare la loro reputazione / il loro status sociale. E i social network aiutano in questo, e l’IS conosce benissimo questi meccanismi, li usa a proprio piacimento. È la ricerca del rispetto, di una posizione che porta i giovani occidentali ad abbracciare la causa dell’IS. Questo è quello che più di tutto esce dal libro di Anna, la disperazione e il fallimento della nostra società che non ha saputo inglobare del tutto questi ragazzi, che li lascia ai margini.  

Fratellino sogna auto, vestiti, denaro/una reputazione da duro, per averi ruberebbe la luna
Colleziona misfatti e non si preoccupa/del male che ha fatto, vuole rispetto (IAM - Petit frère)

Leggendo questo libro si verrà catapultati nel mondo che è stato quello di Anna per poco più di un mese, un mese intenso che le ha cambiato – forse per sempre – la vita. 
Ora una fatwa pende su di lei come una spada di Damocle, l’incertezza, la paura, sono sue amiche. Ma non si lascerà abbattere. Non la Anna che ho conosciuto leggendo queste pagine, per cui la ringrazio.

"Se mi chiedessero di classificare le miserie umane, le metterei in quest'ordine: la malattia, la morte, il dubbio" - F. D. Roosvelt


Ed. TEA – tre60, p. 255 – Euro 14,00


Consigliato a chi: semplicemente a tutti. Quasi un dovere morale leggere questo libro. 

Commenti

  1. l'ho letto, certo genera angoscia, ma mi riesce difficile credere che sia tutto vero, quel bilal ne esce come un maniaco sessuale e pedofilo, d'accordo-il riposo del guerriero- e, forse, il richiamo della francia perduta.....non so....l'infelicità araba,per me, è molto più profondo e conclusivo

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