Felicità...

Il 20 marzo è stata proclamata dall'ONU Giornata Mondiale della Felicità, partendo dal presupposto che un Paese con persone più felici è anche più produttivo. Lo scopo è ambizioso, far crescere il PIL attraverso la crescita della Felicità Interna Lorda.

L'idea mi stimola, così ho deciso di dare il mio piccolo contributo. Vi racconto - o meglio ci provo - cos'è per me la felicità. 

La felicità, intanto, la distinguo dalla serenità. La serenità è una pace interiore che si mantiene - abbastanza - costante nel tempo. A prescindere da momenti di sali e scendi umorali. 

La felicità, invece, è un attimo. Un momento preciso, perfetto per qualche motivo. Anche senza motivo. 

Mi ricordo di quando studiavo ad Alcalà e la domenica, con il sole, prendevo il trenino e andavo a Madrid. Pais sotto il braccio, camminavo da Atocha attraverso il Barrio de las Letras e mi ritrovavo in Plaza de Santa Cruz e mi mettevo in uno dei tavolini all'aperto del bar con la tenda rossa, ordinavo una birretta. Servita con le splendide olive. E lì, trovavo la mia dimensione. 



Oppure mi ricordo di me, sul pullman da Malaga, verso Tarifa, guardare fuori dal finestrino. Scoprire l'Africa. E capire di essere a casa. Con il vento che soffia forte. E quella piazzetta. 

Oppure ieri sera, seduta nel solito posto a tavola, a casa della nonna. Con mio cugino di fianco. Mia zia. Mia nonna davanti. Essere a casa. E capire, in quella cena chiassosa che la famiglia è sempre lì per me. E io per loro. 

La felicità è quando cammino, con la musica nelle orecchie cantando a squarcia gola, e chissenefrega di cosa pensa la gente . 

E la felicità del primo giorno nella nostra casa nuova, pulire insieme e sentire che quella casa - ancora senza odori - era già nostra. C'eravamo già noi. E capire cos'è quel noi di cui tanti ti avevano parlato. 

La felicità è quando vedo nella posta la busta della mia sorellina. E quando cammino con lei nelle orecchie. 

Felicità era la mattina, scesa dal treno a Pavia - normalmente con umore nero - e vedere sopra le scale la mia amica che mi aspettava. E bere un caffè insieme. Nonostante la nebbia, nonostante diritto privato, comunque felici. 

E ricordo il primo giorno di Master - con un ritardo clamoroso - la gioia di ritrovare tra i banchi la socia che avevi conosciuto alle selezioni. 

E poi, per ultimo, ma non per importanza, il momento del viaggio in macchina verso la Val Pusteria in cui inizi a sentire aria di casa, vedi le montagne e capisci che ormai sei vicina. E vedere le tre cime e respirare e sapere. Quel posto ti appartiene e tu appartieni a lui. 

Poi certo, ci sono stati tanti momenti che ricordo come attimi di gioia, di felicità. In mezzo a una vita normale, fatta di alti e bassi. 

Cantare a squarcia gola i Negrita saltando sul letto (o inseguirli dopo il concerto a perdi fiato)
Assaggiare la Sacher Torte a Vienna
Sentirsi dire dal nonno che il mio risotto giallo era davvero buono
I churros y chocolate la domenica mattina
...... 

Attimi, che sempre saranno con me e che mi aiutano nei momenti tristi. Momenti in cui senti di essere nel posto giusto al momento giusto. Che passano, però lasciano qualcosa dentro che non passa mai. Aumentando il livello di Felicità Interna Lorda.  

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