#MYMittelEuropa: Bratislava, il monumento all’armata rossa


Viaggiare impone sempre cambi di prospettiva

C’è una parte del mondo, la nostra, che associa la liberazione dal nazifascismo agli americani (al massimo allarghiamo l’orizzonte ai britannici quando diciamo “gli alleati”). Non tanto distante da noi, però, c’è un’altra parte del mondo che deve la sua liberazione a un altro esercito: quello sovietico. 

Le implicazioni di essere da una o dall’altra parte sono storia e non è questo il luogo dove analizzare i lati positivi e negativi delle due fazioni che hanno dato il via, appena terminata la guerra, ad un’altra guerra anche se “fredda”. 

Qui voglio parlarvi di un monumento, di un luogo di ricordo, che ho visitato quando ero a Bratislava.



Il viaggio per raggiungere la collina di
Slavìn merita già da solo la decisione di andarci. Dal palazzo presidenziale (a proposito: visitate i suoi giardini, un bellissimo parco!) prendete l’autobus 147, non voglio rovinarvi la sorpresa ma si tratta di un mini-bus con pochi posti con le fermate a chiamata (dove suonate l’autista si ferma, anche se lungo la strada sono presenti le fermate canoniche per riprendere l’autobus). Godetevi il viaggio! Si sale per strette stradine (e si capisce subito il perché del mini-bus) e si capisce che lo prendono quasi solo persone abituali, che si salutano, si raccontano la giornata e di cui l’autista conosce le abitudini. 

Io sono scesa alla fermata (vicino alla fermata) che dà sul retro della collina, a mio parere arrivare da qui restituisce una visione d'insieme migliore. Vi consiglio quindi di chiedere di scendere nei pressi della fermata Havlíčkova (aiutatevi con google maps durante la salita) e da lì prendere i gradini che salgono nel bosco. 


Vi ricordo che è un luogo di ricordo, di contemplazione, quindi si richiede silenzio e rispetto. 



Qui sono sepolti più di 6.000 soldati caduti per la liberazione della città, avvenuta il 4 aprile del 1945, Il monumento è stato costruito alla fine degli anni ‘50. Nel blocco principale, sovrastato da un obelisco sono riportate le date di liberazione di altre città slovacche. L’imponenza, l’austerità e una certa pulizia di linee del luogo gli dona la solennità che il simbolo richiede. Ai suoi piedi si estende la città, che da qui regala scorci bellissimi. 

Un pensiero va alle tantissime vite, giovanissime, perse in una guerra fratricida tra i popoli d’Europa e dovrebbe bastare come monito, Mai Più, dovrebbero essere le parole che riecheggiano nella mente in un luogo così. Purtroppo, a quanto pare,  i potenti del mondo non ci vengono spesso, in questi luoghi. 



Luoghi come questi mi portano sempre a riflettere, incupirmi e mi fanno mettere in pausa per un po’ la frenesia da turista, per riabbracciare la mia parte “umana”. Penso, soprattutto, ovunque io sia, a quanto è facile per me credere nella possibilità della pace, vederla come unica prospettiva. Ma quanto sia un pensiero privilegiato, visto che a poca (o a media - lunga) distanza si combattono guerre, cadono bombe e ci sono persone che perdono tutto. Penso a quanto noi siamo privilegiati, oggi, e a quanto dovremmo coccolarlo questo nostro privilegio, anche aprendo le braccia a chi, per nascita, questa fortuna non ce l’ha. 


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