Febbraio: una riapertura verso il mondo
“Quando scoppia una guerra, la gente dice: 'Non durerà, è cosa troppo stupida'. E non vi è dubbio che una guerra sia davvero troppo stupida, ma questo non le impedisce di durare.”
(La peste - A. Camus)
Il filo conduttore
Ho letto meno libri (anche se più numeri di pagine) perché era il mese delle Olimpiadi, la mia attenzione per due settimane è stata catalizzata da ciò che avveniva a Pechino e quindi ho passato interi giorni senza leggere.
Guardando i libri che ho letto posso dire che un filo conduttore lo trovo: superare ciò che abbiamo passato in questi anni. Spulciando i titoli letti ritrovo la necessità di ragionare su ciò che è stato, ciò che è successo e poi ritrovarsi a passeggiare per il Mondo.
Narrativa
La narrativa è l’impronta del ritorno per il mondo, una sorta di rinascita. E per rinascere bisogna prima morire e io l’ho fatto con IL LIBRO DI JOAN (Julia Yoknavitch), un libro di fantascienza che racconta (con toni che vorrebbero essere femministi ma meh) un mondo post-apocalittico in cui si svolge una lotta tra asetticità e vita, dove la vita sta nel sottosuolo e l’asetticità nel “cielo”. Un uso del corpo che ha dato fastidio per ciò che si percepisce è quello che mi ha reso questo libro ostico, pur avendo apprezzato molto l’idea della necessità del ricordo e della trasmissione della Storia.
Con gli altri libri di narrativa mi sono trovata a passeggiare in giro per il mondo.
Sono andata Firenze grazie a IL RESPIRO DELLE ANIME (Gigi Paoli), una Firenze noir e caldissima di luglio, un giallo che mi ha convinta per il suo sviluppo e il suo protagonista, un giornalista di nera con figlia pre-adolescente.
Ho poi cambiato decisamente clima con TRILOGIA DELL’ISOLA DI LEWIS (Peter May). Tornare in UK anche solo col pensiero è stato bellissimo. May descrive le Ebridi Esterne in un modo meraviglioso che vi farà essere lì pur restando sul divano. La trilogia ha alti e bassi, per quanto riguarda la narrazione puramente gialla. Sono tutti casi che rimandano al passato dell’Isola (e del protagonista) e così nel racconto si intreccia sempre passato e presente, alcune volte meglio altre peggio. Ho amato soprattutto il secondo capitolo (L’uomo di Lewis) che racconta la storia degli homer bambini orfani cattolici che vennero mandati a vivere nelle Ebridi Esterne per “ripopolare” un territorio che stava morendo. Una storia davvero toccante.Mi sono divertita seguendo la Regina Elisabetta nella sua indagine su un omicidio a Windsor. IL NODO WINDSOR di S.J. Bennett è un romanzo divertente che unisce (come ha giustamente detto il Daily Mail, sì ogni tanto ne azzecca qualcuna) The Crown a Miss Marple. Ci si diverte, si segue un thriller ben congegnato e si riesce a dimenticarsi della realtà per qualche ora.
Il meglio per la fine, come sempre. Si passeggia per Parigi, anche se qui l’ambientazione non è così fondamentale. I BAFFI (Emmanuel Carrère) è un romanzo (quasi un racconto, per la lunghezza) surreale con un ritmo incalzante. Parte quasi come una commedia, un gioco ma passa abbastanza velocemente ad essere più una sala degli specchi, dove non si capisce bene chi abbia o meno ragione, dove sia la realtà. Il tutto diventa incalzante e straniante fino ad arrivare ad un finale angoscioso, perfetto.
Ovviamente è il migliore del mese, l’ho già detto che adoro come scrive Carrère?
Saggi
Nei saggi mi sono ritrovata inizialmente a superare un grande lutto: l’uscita di scena di Mutti Merkel. L’INATTESA (Tonia Mastrobuoni) è una biografia di Angela Merkel che racconta molto bene gli inizi (quasi casuali) di Merkel e il suo affacciarsi sulla scena politica tedesca come, appunto, inattesa. Un buon libro ma che non mi ha colpita perché scritto in maniera eccessivamente giornalistica e un po’ confusionaria.Mi sono poi immersa nella Palestina dei I secolo con Carrère (sì, sempre lui) e il suo IL REGNO: la storia di Paolo (e Luca) e delle origini del Regno. Ho apprezzato soprattutto i capitoli in cui Carrère mette se stesso e il suo periodo da credente. I due capitoli centrali, quasi esclusivamente dedicati a San Paolo sono stati invece un po’ noiosi e retti soprattutto dall’ottima scrittura.
PAPYRUS (Irene Vallejo) è stato il saggio più interessante del mese, particolare (e a tratti ripetitivo) e molto interessante, segue la storia del libro alle sue origini: i rotoli di papiro, la Biblioteca di Alessandria, il bisogno dell’uomo di raccontare la storia e le storie. Il nostro bisogno di leggere, la nostra fame di lettura e la nostra fascinazione del testo scritto. Tutto raccontato molto bene da Vallejo che mette molta passione.
Classici
Sono stati tre anche i classici e ho spaziato in lungo e in largo: sono molto felice dei classici letti questo mese e di aver ricominciato a leggerne diversi!Partiamo dal Bardo, Shakespeare mi ha intrattenuto con MOLTO RUMORE PER NULLA una commedia degli equivoci che diverte molto con ironia e dialoghi pungenti.
Sono poi stata catapultata nella Grecia classica grazie a Euripide e alla sua MEDEA, una tragedia così brutale, passionale, rabbiosa che inchioda alle pagine (e infatti l’ho letta d’un fiato). Si passa (come il Coro delle donne di Corinto) dall’essere dalla parte di Medea al non approvare i suoi gesti. La si capisce e sostiene nel suo essere donna rifiutata, calpestata nell’onore e nell’amore ma non si riesce a giustificare il suo gesto terribile. Molti i sentimenti che attraversano il lettore in queste pagine fatte - soprattutto - di brutte persone.
Il mio preferito, però, tra i classici letti è senza ombra di dubbio LA PESTE (Albert Camus). E qui risiede soprattutto il motivo catartico di queste letture. Con La peste ho riattraversato molte delle tappe che abbiamo vissuto negli ultimi due anni: i lockdown, l’amministrazione con i suoi messaggi spesso contraddittori, lo stare lontano dagli affetti, le paure, le misure, i no vax, i complottisti. Tutto ciò che abbiamo passato lo si ritrova ne La peste. Probabilmente rileggerò questo libro tra un po’, per rivivere le emozioni passate quando saranno un po’ più sedimentate.
Il libro preferito del mese
La peste ha conquistato la palma di libro preferito del mese perché la sua profondità e capacità di analizzare una situazione di oggi pur essendo scritto nel 1947 mi ha colpita moltissimo.
Questa forse è la potenza dei classici: saper analizzare l’oggi, il contemporaneo, ogni lato dell’essere umano indipendentemente dal tempo e dallo spazio. Questo è senz’altro il motivo per cui sono divenuti classici, per cui continuiamo a leggerli (e rileggerli).
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