Arrigoni e... Gialli ambientati nella Milano del dopoguerra

Milano, dopoguerra. Uno spaccato della società civile, della vita quotidiana di quei tempi. Ecco cosa sono i libri di Crapanzano (sempre grazie e mio cugino che ce li ha fatti scoprire).
Le zone sono le più disparate ma ruotano tutte attorno al commissariato di Porta Venezia, dove Arrigoni lavora con il vice Mastrantonio e il sottoposto Di Pasquale.
La cosa che più adoro di questi libri è il sottofondo, una splendida Milano raccontata benissimo da Crapanzano. Sembra di vivere in quell'epoca, di respirare quell'aria. Che meraviglia.
Tenete poi conto che per me Porta Venezia sarà sempre casa. Qui sono cresciuta, qui c'era la casa dei bisnonni, che poi è stata la mia. Qui c'è stata parte della mia adolescenza, ci sono le mie radici.
(qui è anche dove mi sono rotta il braccio, ma questa è un'altra storia). 

Questo post sarà un post "work in progress", nel senso che piano piano che finirò di leggere i vari libri della serie li aggiungerò qui sotto.
Intanto partiamo con una specifica: questi libri li sto leggendo la sera, prima di addormentarmi (di giorno, in pausa pranzo, divoro La colonna di fuoco").
Entrare in quelle atmosfere proprio prima di essere accolta tra le braccia di Morfeo hasu di me un effetto tranquillizzante. Come un calmante. Una coccola della mia città.



La bella del Chiaravalle: Il Chiaravalle era una casa chiusa in pieno centro, tra via Larga e Ca' Granda. Una notte la povera Lina (bellissima) viene trovata ammazzata a casa dello zio a Greco. Un caso strano che sembra non portare da nessuna parte, quasi impossibile da risolvere. Ma poi, andando oltre gli schemi mentali, il Commissario Arrigoni riesce a svelare l'arcano.
Cosa mi ha colpito del libro: la descrizione di alcuni locali (il Matricola o il Ragno d'Oro) che sono ancora presenti sulla scena milanese, l'arrivo della pizza a Milano (non certo accolta con suonate di tromba dai milanesi doc) e la descrizione dei giardini pubblici. Una meraviglia!




Il delitto di via Brera: Siamo nella centralissima via Brera, ditta che si occupa di pubblicità (attività molto all'avanguardia all'epoca, c'erano veri artisti ad occuparsi delle locandine!), il titolare viene trovato morto e Arrigoni è chiamato ad indagare (anche se fuori zona).
Piano piano si scopre che la vittima non era proprio uno stinco di santo e si (mal) destreggiava tra donne e gioco d'azzardo, prima di tutto al sferisterio dove si gioca alla pelota basca.
Soldi, donne e un'ambientazione un po' noir. Intorno una bella e calda Milano in un torrido luglio e la famiglia Arrigoni in vacanza a Canzo.
Cosa mi ha colpito del libro: la descrizione di Brera, romantica. Una Brera che non ho mai conosciuto e mi sarebbe piaciuto vivere. Il sferisterio, ci andava mio nonno! E poi le usanze famigliari, le vacanze in Brianza, l'andare a teatro con tutta la famiglia.

In generale in tutti i romanzi di Crapanzano adoro le parti in cui nord e sud si incontrano, l'Italia si stava facendo per davvero con scambi e contaminazioni continue. La pizza, il limoncello, dalla cucina passavano molte cose.  


Il caso di piazzale Loreto: qui siamo in quella che è stata la mia casa per anni, il luogo che ho di fatto sempre considerato casa mia, ovvero la casa dei miei nonni che da piazzale Loreto dista pochissimo.
Il giallo è interessante, una ragazza viene trovata morta avvelenata nella sua Topolino. Proprietaria di un bar, viveva una vita un po' sopra le righe. A differenza della gemella identica, posata e regolare. Una girandola di personaggi interessanti potrebbero aver commesso l'omicidio ma per nessuno c'è la prova schiacciante. Nella Milano di Sant'Ambrogio ce la farà il nostro mitico Commissario questa volta?
Cosa mi ha colpito del libro: il racconto della fiera degli Oh bej oh bej, la Milano al freddo di Sant'Ambrogio, l'evoluzione di Piazzale Loreto negli anni (allora, 1952, la casa dei miei nonni non era ancora stata costruita!)

Il delitto di via Vitruvio: Siamo nel 1953, un attore viene trovato morto in casa. Nel suo passato il fascismo e le camice nere. Nel presente una passione viscerale per le donne.
Chi l'avrà ucciso? Il caso mette alla prova Arrigoni, che riesci a risolverlo solo grazie alla sua memoria e all'aiuto dei suoi giovani collaboratori Giovine e Di Pasquale (Mastrantonio, per fortuna, è in viaggio di nozze).
Cosa mi ha colpito del libro: la "nascita" di Spontini (mitica pizzeria milanese, che ormai sta espandendo - anche troppo - i suoi orizzonti) e i momenti familiari del commissario che tanto ci dicono di come si viveva a Milano negli anni '50.



L'assassinio del prete bello: Siamo in Piazzale Bacone, la Chiesa fulcro dell'indagine non è mai esistita ma questo non toglie nulla alla veridicità del romanzo nel raccontare la Milano degli anni '50, esattamente come per gli altri capitoli.
Piazzale Bacone, via Morgagni (una delle mie preferite a Milano), tutto ruota attorno a queste vie. Il mistero da risolvere è l'omicidio di un prete molto amato (pare sopratutto dalle donne). Fin dove dovrà spingersi Arrigoni questa volta?
Cosa mi ha colpito del libro: ciò che più mi è piaciuto in questo libro è il racconto del pranzo tipicamente milanese (con "testicoli di toro trifolati") che i nostri investigatori fanno in Via Padova. Perché dal cibo passa molto della storia di un luogo.

Il mistero della giovane infermiera: Siamo in zona Benedetto Marcello, sempre Porta Venezia, chiaramente.
Le indagini si concentrano sulla morte misteriosa di una bellissima ragazza, giovane infermiera che lavora in una clinica privata a poca distanza da dove è stato rinvenuto il corpo. Il colpevole sarà da ricercare nell'ambiente della clinica o nella vita privata della bella ragazza. Un caso che spinge il Commissario un po' fuori dai soliti binari e che rischia di giocargli al carriera.
Cosa mi ha colpito del libro: in questo libro ci sono alcuni richiami alla pratica dell'aborto, che mi hanno fatto molto pensare a cosa voleva dire essere donna in un certo momento storico. E poi bellissima la descrizione della Trattoria della pesa, storica istituzione milanese.


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