Il gioco del panino
Ho conosciuto Bennett con Nudi e crudi ed è stato amore a prima vista.
Ne ho letto ogni libro pubblicato in Italia e sono anche andata a teatro a
vedere Il vizio dell’arte (meraviglia!) con mia nonna (altra amante).
Lo adoro,
adoro il suo modo di scrivere, il suo essere dissacrante e il suo essere
assolutamente e imprescindibilmente inglese.
Con Il gioco del panino Bennett torna ai monologhi, a 20
anni di distanza da Signore e Signori (Talking Heads).
Questa è - per stessa ammissione dell'autore - un’opera più cupa, più
nera.
I vizi e le devianze della società (sempre molto inglese, ormai però per
certi versi globale) sono peggiori, il lettore è portato ad essere meno
accondiscendente e più severo con i personaggi. Ma non si perde lo humor (come da buona tradizione inglese) e il
piacere della lettura.
Si ride, sempre, con Bennett. Anche se ora si ride meno per spasso e
più come antidoto alla vita.
I personaggi femminili sono sempre un po’
svampiti, ma quando arrivano a rendersi conto della realtà che le circonda
prendono la vita di petto e sono autrici del loro destino. Gli uomini spesso
fanno più brutte figure, più deviati, consapevoli della vita ma nel modo
sbagliato (in un certo senso).
C’è un mondo dentro questo piccolo libro. Un fantastico mondo che pochi
autori sanno creare, e solo Bennett riesce a fare vivere in così poco spazio e
in così poca azione.
Perle, come sempre.
Grazie Alan, attendo le prossime traduzioni e i prossimi lavori!
Ed. Adelphi – 128 pagine
Euro 15,00
Consigliato a chi: vuole ridere pensando.
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