La via Lattea

Il Cammino di Santiago, un cattolico e un ateo (per semplificare) e 800 Km di disquisizioni e chiacchiere. Questo, in estrema sintesi è “la via lattea”.
I capitoli sono le tappe del Cammino, come se i due pellegrini la sera, nell’ostello che li ospita, si mettessero a chiacchierare sulle impressioni e sulle emozioni che la giornata ha suscitato in loro.

Negli ultimi anni sto avvertendo il fascino del Cammino. Il viaggio lento, tu solo (anche viaggiando in compagnia), la strada, i paesaggi, gli incontri. La fatica e il sollievo. E prima o poi, credo, affronterò questa sfida con me stessa e proverò anch’io a camminare lungo gli 800 chilometri che separano Roncisvalle da Santiago
Cartello a Roncisvalle
(per parlare solo della parte di Cammino in terra spagnola). Leggere questo libro, quindi, è stato per me molto interessante. Ma non solo in funzione di un viaggio (o come spunto per) che (forse) prima o poi farò. Le riflessioni e gli spunti sono interessantissimi anche a prescindere dal contesto in cui vengono dibattute. E affrontano – di base – un tema a me molto caro, il credere o meno in Dio e ciò che la scelta comporta.
Odifreddi e Vanzania  (e alcuni sostituiti) si fanno (e pongono all’altro) domande sui vari aspetti della vita, di un credente e di un non credente, e di come a volte questi entrino in frizione tra loro. E ognuno ha le sue risposte. Ad un sunto, credo, non si arriverà mai. E – facilmente – ognuno resterà alla fine della propria idea, però sempre più ricco perché il dibattito serve proprio a questo, ad arricchire.
Chi un po’ mi conosce sa che sono un’atea impenitente, sbattezzata. Assolutamente non credente. Però nutro profondo rispetto in chi ha una fede, vera e pura, che lo aiuta ad andare avanti e gli da forza nei momenti difficili. E chi questa fede la coltiva, ogni giorno, seguendone i precetti.
Mi lasciano invece molto perplessa tutte quelle persone che hanno una loro fede personale, che prendono e tolgono dalla religione, dai suoi precetti e dal complesso di regole ciò che non gli piace. Come anche non mi piacciono quelli che si ergono, dal pulpito, a far prediche, vivendo poi completamente al di fuori dal proprio sentiero.
Per fortuna nella mia strada ho incontrato persone con una fede sincera, che vivevano la loro vita come testimonianza, senza gridare e senza giudicare. E parlo di persone a me care, come i miei zii Laura e Piero di Genova. Gente comune, con vite comuni, ma di ispirazione.
Chi vive la fede in questo modo trova la mia ammirazione. E non sarò certo io a dire che sia giusto il mio modo di pensare e a cercare di fargli cambiare idea. Come non troverei giusto il contrario. Ognuno di noi deve vivere coerentemente con il proprio pensiero, fare della propria vita la testimonianza di quello che pensa. Così si vive felici e in rispetto gli uni degli altri. Senza cercare di imporsi sugli altri.
Cerco poi, anche se non sempre è facile, di separare quando parlo di questi argomenti, la fede e la religione, dal Vaticano – dalla struttura ecclesiastica che (a mio modesto avviso) molto spesso non fornisce un gran servizio alla causa. “Il Vaticano non è membro permanente, ma solo osservatore, delle Nazioni Unite perché si è rifiutato di firmare la Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo. E lo ha fatto perché come Stato non accetta il principio di libertà religiosa, anche se poi lo pretenderebbe dagli altri Stati: un bell’esempio di Democrazia!” (cit. P.O. in La via Lattea)

Nel libro, per tornare alla ragione di questo post, vengono affrontati temi importanti, complessi ed estremamente interessanti:
  • Tutti credono in qualcosa: i credenti in Dio i non credenti in altro
  • I non credenti mettono sempre in discussione le proprie credenze. I credenti (pur nel processo di conquista quotidiana della fede) non cambiano mai (o quasi mai) idea
  • Scienza come nuovo Dio – anche i teologi si appellano alla natura e al naturale
  • Etica presuppone esistenza di Dio – senza Dio non può esserci etica?
  • Etica – uguaglianza: cattolicesimo come base per i valori inalienabili?
  • Verità: rivelata o relativa?

Poi ci sono alcune cose del libro che non mi sono piaciute, una in particolare – che però è forse la base stessa del libro – è il cercare di convincere l’altro della  propria “verità”, il fare proseliti insomma.
Come dicevo prima, credo che se si parte da una base sincera entrambe le ideologie, le credenze, siano rispettabili. Il credere e il non crede in Dio. A un certo punto, a Pamplona (mi pare) P.O. nega anche la natura spirituale stessa del Cammino, definendolo una passeggiata. Questo voler rimanere eccessivamente nel ruolo l’ho trovato un po’ forzato. Non ho mai fatto il Cammino ma da quelle parti ho bazzicato e di pellegrini ne ho visti, nei loro occhi la spiritualità c’è. Anche se non sono magari credenti (non tutti quelli che intraprendono il Cammino verso Santiago lo sono)
Pellegrina a Fisterra
hanno dentro la spiritualità della fatica, della solitudine, della bellezza della natura. Come, credo, innegabile sia la spiritualità che si respira ad Assisi, pur nell’assoluto ateismo che pervade la mia anima.

In senso generale sarebbe forse il caso di smetterla di vivere in barricate cercando di convincere gli altri della bontà della propria scelta. Aprirsi di più all’altro, all’esperienza del momento, nel rispetto della propria idea e di quella dell’altro.



Il libro lo consiglio a tutti quelli che hanno voglia di farsi delle domande e che sono aperti al confronto con l’altro. E a chi Santiago ce l’ha in mente. 

La via Lattea - Odifreddi/Valzania
Ed. Longanesi
321 pag. - 15,00 €

Consigliato a chi: vuole intraprendere un viaggio e si fa delle domande. E a chi ha la mente aperta. 

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