#UnMeseTraLeRighe - Giugno: di solitudini e lotta

 “[...] non sminuire mai, in nessuna circostanza, un’opera letteraria cercando di trasformarla in una copia della vita reale; ciò che cerchiamo nella letteratura non è la realtà, ma un’epifania della verità”

(Leggere Lolita a Teheran - A. Nafisi)


Libri letti

11

M/F

6/5

Pagine

3.197

Voto medio

4,04

Euro

29,99 Euro



Il filo conduttore

A volte siamo convinti che i libri arrivino in maniera casuale e non ordinata tra le nostre mani. Scrivendo questo blog invece, mi sono accorta che in qualche modo un libro ne attira un altro e si arriva poi a poter tracciare una vita, un percorso, guardandosi indietro. 

E per giugno il sentiero mi parla di solitudini, margini e lotta. E non è un brutto sentiero, tutt’altro! Un sentiero fatto di avversità, di studio, ricerca e di URGENZA. 

In questo quadro si inseriscono i saggi, senz’altro, ma anche (forse soprattutto) i testi di narrativa che ho letto. Ed è bello quando saggistica e narrativa vanno di pari passo, supportandosi tra loro. 


Narrativa

Poco più della metà dei libri letti a giugno sono di narrativa, 6 su 11, e di questi per 4 li ho ascoltati. Ormai sono sempre più convinta che gli audiolibri siano un grande supporto e non debbano soffrire in nessun modo di senso di inferiorità rispetto al quello cartaceo, semplicemente cambiano i tempi di fruizione. 

Ma torniamo a noi, due dei libri letti sono stati le ultime avventure del Commissario Arrigoni di Dario Crapanzano (purtroppo mancato da poco) e precisamente “omicidio nel bosco” e “omicidio in redazione”. Una degna conclusione alla saga dell’Arrigoni, un bellissimo viaggio in una Milano ormai quasi del tutto scomparsa. 

Sono poi tornata al fantasy con Lei che divenne il sole (S. Parker Chan) di cui mi aspettavo moltissimo e che mi ha invece delusa e parecchio annoiata. Ci sono spunti interessanti e i personaggi nascondono un ottimo potenziale, però mi è parsa un’occasione un po’ persa, qualcosa di lasciato a metà. 

A fuego lento (P. Hawkins) ha invece confermato le mie aspettative sulla scrittrice, ho amato ogni libro di Hawkins e questo non ha fatto eccezione: come sempre si indaga tra le esistenze ai margini della società, tra il presente e il passato, dove i piani narrativi e temporali si intrecciano per far risolvere l’enigma al lettore. Ottimo lavoro. 

La ricamatrice di Winchester (T. Chevalier) mi ha piacevolmente sorpresa. Un mondo a un bivio, quello degli anni ‘30, con il nuovo che avanzava ma il vecchio che faticava a farsi da parte. In mezzo a questa lotta i traumi della Prima Guerra mondiale, l’incubo nazista incombente e un mondo da comprendere. Un bellissimo romanzo storico. 


La palma di miglior libro di narrativa di giugno, però, va a mani basse a LEGGERE LOLITA A TEHERAN di A. Nafisi. E ancora oggi mi chiedo: PERCHЀ DIAVOLO HO ASPETTATO COSĺ TANTO A LEGGERLO??!!!?

Lo sfondo della rivoluzione (e contro - rivoluzione) in Iran. Nel mezzo lezioni di letteratura, sorellanza, femminismo, solidarietà e guerra. Traumi, paure e miseria umana. Soprattutto tanta letteratura, tanto amore per le storie e il significato che hanno nelle vite di chi decide di farsi toccare. 


Saggi/Non-Fiction

I saggi letti sono 3 e di questi quello che ho apprezzato meno è Carlo Magno, un padre per l’Europa di Barbero. L’esposizione è chiara, completa ed esaustiva: Carlo Magno viene sviscerato in ogni suo aspetto, sia pubblico sia privato. Tuttavia, quel “padre per l’Europa” non viene più di tanto raccontato e spiegato, la tesi accennata all’inizio non viene né sostenuta né confutata all’interno del saggio. 

Olympus di Ieranò mi ha riportata a quando da piccola sfogliavo un librone illustrato che raccontava miti e leggende dell’antica Grecia. Mi diverto sempre a tornare agli Dei e ai miti perché d’altra parte tutto ciò che siamo, pensiamo e facciamo oggi loro lo avevano già fatto, c’era già tutto. Ogni cosa. Sono cattivi, cruenti, spietati e spassosissimi. 


Il saggio migliore però è stato FEMMINISMO INTERROTTO di Olufemi. Mi ha messo davanti a me stessa, mi ha fatto mettere in discussione ogni passo, ogni momento, ogni convinzione della mia vita e del mio dichiararmi femminista. E dalla messa in discussione nascono le cose migliori. Si ripensa, si ragiona e si cambia prospettiva e punto di vista. Il femminismo deve essere lotta, deve essere radicale, comprendere ogni attimo delle nostre vite perché ogni cosa è politica, ogni cosa ha conseguenze per noi e per gli altri. E il mondo così com’è, è evidente oggi più che mai, ci vuole zitte e buone, sottomesse. Ci vuole succubi e farà di tutto per renderci sempre più isolate, sempre più ai margini. Ma è ora che dobbiamo rialzare la testa, serrare i ranghi e lottare per sovvertire il sistema. Perché non si può lottare da dentro, bisogna distruggere per ricostruire. 




“Dopotutto, la cosa peggiore che una giovane donna può essere è troppo: troppo rumorosa, troppo ostinata, troppo grassa.”


Classici

Dicevo all’inizio: solitudini e lotta. I due classici letti rispecchiano esattamente questo. 

Antigone (Sofocle) ci parla di lotta, di lotta tra i nostri valori personali e la Ragion di Stato, il potere espresso. Ci pone davanti all’interrogativo: è giusto non rispettare le leggi se le riteniamo ingiuste, fino a dove dovremmo spingerci? C’è un limite? Il privato è sempre privato o è comunque pubblico? Antigone è una grande personaggia, una donna che lotta per i suoi principi, per la sua famiglia (e contro la sua famiglia), che accetta le conseguenze, sapendo di trovarsi dalla parte giusta. 


E poi la solitudine de IL GRANDE GATSBY (Fitzgerald). Un romanzo di solitudini che non riescono a scaldarsi tra loro, di continua ricerca di un ideale, un obiettivo che non si conosce, qualcosa che scappa perennemente, che ci lascia perennemente insoddisfatti. Un romanzo di gente cattiva, perlopiù egoista e sola. 



Il libro preferito del mese

La guerra aperta era tra Leggere Lolita a Teheran e Femminismo interrotto. Ho scelto di dare la palma di migliore del mese a LEGGERE LOLITA A TEHERAN perché leggerlo mi ha scaldato dentro, ha toccato alcune corde che da tempo non venivano toccate. Anche se Femminismo interrotto mi ha avvicinata ad un tipo di femminismo che rispecchia la mia personalità e risponde a molte mie domande, il libro di Nafisi mi ha fatta piangere e ridere, mi ha raccontato alcuni libri meravigliosamente (tanto che poi ho letto Gatsby e ora sto per iniziare Lolita) e raccontato la vita in Iran partendo dalle voci femminili, raccontandomi le loro storie da dentro, dal loro punto di vista. E così ho iniziato anche a farmi molte domande su velo, rapporto con la religione e le proprie convinzioni che poi si sono ampliate grazie a Femminismo interrotto. Insomma, i due libri si sono parlati molto ed è stato difficile scegliere. Ma la scelta fa parte della vita. 



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