#UnMesetraleRighe: aprile di nuovi amici e comfort zone
Spesa dei libri letti nel mese: 39,69 Euro.
Voto medio: 4,06
Principali nazionalità: 6 USA, 2 italiani, 2 britannici (scozzes*), 1 russo, 1 giapponese e 1 belga
Donne/Uomini: 5 donne e 8 uomini
Da me non sentirete mai le parole “devi uscire dalla comfort zone”, “la vita inizia fuori dalla comfort zone” o qualsiasi altra frase (fatta o meno) che implichi l’abbandonare la propria zona di comfort.
Ci ho messo troppo tempo a trovare la mia, un luogo sicuro, dove ci si sente protetti e ci si scalda attenendo la prossima tempesta. Il percorso per arrivarci è stato duro, lungo e complesso e non ho intenzione di abbandonarla: MAI.
Quello che però la comfort zone per me non deve essere è l’ennesima prigione. Io la immagino più come una stanza con le pareti in legno, un camino sempre acceso (perché nella mia comfort zone fuori nevica), cuscini a terra, un grande tappeto, un divano comodo, grande, di quelli con la penisola. Una dispensa con biscotti e patatine, un frigo con le birrette e una selezione di tè infinita. Insomma: un luogo caldo e accogliente e lì dentro ci incontro gli amici.
Poi c’è il mondo fuori, dove nevica ma non è necessariamente una cosa negativa. E a volte mi spingo fuori, incontro qualcuno che conosco e gente nuova. E quando inizio a starci male, mi vengono i geloni alle mani, allora rientro e mi tuffo tra i cuscini.
Ecco, aprile per me è stato così. Un po’ il caldo del camino, un po’ l’aria fresca sulla pelle (e qualche gelone qua e là).
L’aria fresca a volte fa bene. Quest’anno per me l’aria fresca è il fantasy. Un genere (enorme) che avevo sempre un po’ snobbato, credendo non facesse per me, e che sto scoprendo piano piano.
I geloni alle mani sono capitati poche volte, e per ora solo in un caso sono stati più forti di me (cioè ho abbandonato il libro).
PAROLE ASCOLTATE
Questo mese ho ascoltato solo 4 audiolibri, due dei quali molto belli, uno nella mia comfort zone (e di cui avevo molto bisogno) e uno bruttino.
Partiamo dalle cose belle (che aiuta sempre). Ho avuto il privilegio di ascoltare Needful things in inglese dalla voce di Sua Maestà Stephen King. Un’esperienza pazzesca, intensa. “Cose preziose” è uno dei miei King preferiti e questa rilettura mi è piaciuta moltissimo anche se non è sempre stato facile, dato l’uso di molto slang e l’accento molto “americano”: io ormai sono molto più sintonizzata sul british english.
L’altro bel libro è stato La macchia umana di Philip Roth (che rientra nella “saga” di Zuckermann). Il Roth di Zuckermann, nella parte del narratore di vicende di altri, lo apprezzo molto (Pastorale americana e Ho sposato un comunista sono gli altri titoli). Sto facendo piano piano pace con Roth, anche se le discese nella volgarità a volte mi fanno scendere il latte alle ginocchia.
Passiamo poi alle note dolenti: Fiona. Un insieme di troppe cose che alla fine lascia molto poco. Le idee sarebbero interessanti ma per sviluppare due o tre libri. Messe tutte insieme in un unico titolo risultano poco approfondite e confusionarie. E poi un po’ anche basta con il filone dell’incomunicabilità della coppia moderna.
Quando i geloni diventano insopportabili ho bisogno di un té caldo coi biscotti e in questo caso l’ha rappresentato benissimo “Niente baci alla francese”, libro della serie del giornalista Radeschi (di Paolo Roversi). Sarà l’ambientazione meneghina (in più spesso e volentieri Radeschi bazzica nel mio quartiere, tra Lambrate, l’Ortica e città Studi), sarà per i personaggi azzeccatissimi e i gialli intriganti. Tutti gli ingredienti sono giusti per avere un’ottima miscela di té e lasciarsi coccolare.
I LIBRI CHE HO LETTO
Ho letto parecchio ad aprile, ben 9 titoli. Devo però dire che 3 sono di una trilogia, ero troppo presa e non ho saputo resistere!
In questo caso sono stata quasi sempre al calduccio della mia stanzetta, tra ottime birrette e biscotti fragranti.
Anche se un po’ d’aria fresca è arrivata.
Partirei subito col botto e con quella che ormai è diventata la mia comfort zone per eccellenza: zio Lev. Resurrezione è il suo ultimo romanzo ed è un capolavoro. Le ambientazioni sono più dostoevskijane: prigioni e gente del popolo. Il tema centrale è la colpa e la sua espiazione. Di come la giustizia, di fatto non sia di questo mondo e del meccanismo per cui, pochi decidono del destino di molti schiacciandoli nella morsa di un sistema marcio e corrotto (che passa per tribunali, carceri e chiese - ormai distanti dalla Parola di Dio). Intenso, sporco, ricco del Tolstoj catechizzatore che amo.
Una comfort zone che ho scoperto da poco e ancora poco esplorato è quella dei libri ambientati nell’antica Roma. Come sapete (basta sbirciare nell'elenco sulla sinistra) Memorie di Adriano è uno dei miei 10 romanzi preferiti. Questo mese ho dato una possibilità ad totalmente inutile e che a me non ha dato nulla. Augustus invece l’ho amato. La struttura è accattivante: non è (quasi) mai Augustus che parla di sé stesso ma lo scopriamo dagli occhi di amici, nemici e familiari; un modo per rendere la narrazione sempre varia e interessante. La parabola di Augustus viene tracciata perfettamente, dai primi passi per ottenere il potere imperiale fino all’atto estremo di ripudiare la figlia per salvare Roma, arrivando alla sua fine. Un uomo complesso reso meravigliosamente.
Nel mio anno letterario non mancano le tradizioni e una di queste è completare la bibliografia di Banana Yoshimoto. Lo sto facendo in ordine cronologico di pubblicazione (giapponese), più o meno. Quest’anno toccava a “Il coperchio del mare”, libro che ho trovato meno intenso di altri, con un’ambientazione più reale e meno avvolta in una nuvola di sogno. Sono sempre intrigata da come la Yoshimoto riesca a parlare al mio io più profondo, affrontando tematiche a me estremamente care. In questo caso il centro è la riscoperta delle proprie radici per trovare il proprio posto nel Mondo (un po’ la propria comfort zone).
Tra saggio storico, sociale e diario di viaggio si mette poi Europa 33 di Simenon, acquisto d’impulso fatto in libreria. Ho scoperto una scrittura limpida, un giornalista (è in questi panni che Simenon scrive gli articoli raccolti nel libro) curioso e attento e un’Europa ad un punto cruciale della sua Storia: interessantissimo leggerla con gli occhi di oggi attraverso le lenti di allora.
Ma ecco qui l’aria fresca del mese: La trilogia del Grishaverse (Shadow & Bone - Siege & Storm - Ruin & Rising). Come vi ho detto, la maggior parte dell’aria fresca di quest’anno la prendo grazie ai fantasy. E la trilogia Grisha della Bardugo è pura ondata di aria fresca. Non ho sopportato Alina (protagonista e voce narrante) dal minuto 1. Questo vi farà dire: e ti è piaciuta? L’ho adorata! Nonostante lei.
Diversità, la guerra e le sue conseguenze, scelte difficili, intrighi politici, un po’ di romance (che se non è eccessivo non disturba troppo), un cattivo interessante e dei personaggi secondari o delle spalle con una bella profondità. La trama e l’ambientazione fanno poi il resto!
Ed ecco a voi la mia comfort zone per eccellenza: si torna sulla perfida Albione, tra Inghilterra e Scozia (ma da scirttor* scozzes*): A peppermint tea of chronicles (13° capitolo della serie del 44 Scotland Street): sono stata immensamente felice di ritrovare i miei amati personaggi, quasi degli amici ormai! Ripercorrere con loro le strade di Edimburgo e scoprire come cresce Bertie! E poi via nelle Cotswolds insieme ad Agatha Raisin con il caso di “The busy body”, per me un vero tè caldo e copertina, non so definirlo al meglio.
CITAZIONE DEL MESE
You keep storing up all that anger and grief. Eventually it spills over. Or you drown in it
(Continui ad immagazzinare tutta quella rabbia e quel dolore. Alla fine trabocca. Oppure affoghi)
Rabbia e dolore fanno parte della nostra crescita, è impossibile fare passi avanti (veri) senza passare da scelte dolorose. Altrettanto impossibile guardare tutto ciò che accade intorno a noi e non provare rabbia. Tutto questo entra dentro di noi e ci potrebbe far affogare.
Ma può anche essere il motivo per cui cerchiamo ancore di salvezza, scaviamo dentro di noi per trovare la forza. Dobbiamo far uscire la rabbia e il dolore che abbiamo dentro per respirare di nuovo e scoprirci migliori. Per trovare un nuovo essere noi e una nuova comfort zone.
IL LIBRO DEL MESE
Il libro del mese non poteva che essere “Resurrezione” di Lev Tolstoj.
La scrittura di Tolstoj è qualcosa che mi fa sempre pensare come si possa anche solo mettersi in mente di scrivere, dopo che lui ha scritto ciò che ha scritto (e come lo ha scritto).
Nello specifico qui parliamo di un libro maturo, che rappresenta perfettamente il suo pensiero - elaborato negli anni - sulla società e sulla religione. Una società ingiusta, arretrata, che mantiene ancora pratiche di schiavitù che non fanno che lasciare indietro gli ultimi e rendono poveri e inutili anche i ricchi: non dal punto di vista materiale ma morale.
Una classe agiata, nobiliare (di cui faceva parte lo stesso Tolstoj) in grado solo di vedere il proprio status e di mantenerlo, con tutte le forze. Anche quando messa davanti alle ingiustizie perpetrate dallo status quo non arretra di un passo, concedendo qua e là qualche piccolo “beneficio”, quasi una carità, al caso specifico, senza però mai mettere in discussione il sistema nel complesso.
Un romanzo scritto sul fine dell’800 che resta attualissimo, purtroppo.
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