#ComeProust: a volte è la tua città ciò di cui hai bisogno

Negli ultimi due mesi (un mese e mezzo. Sì ok, forse solo un mese) ho fatto il rewatch di tutte le stagioni di Sex and The City e sono giunta ad alcune conclusioni:

Alcuni li ricordavo quasi a memoria.

La faccia di mia nonna quando la "costringevo" a guardarne dei pezzettini. 

Odio Carrie con tutte le forze. 

Pur parlando di liberalizzazione sessuale, donne e carriera, emancipazione, resta legato a una logica di donna = ricerca dell'amore = a una certa mi accontento anche di chi mi tratta male perché ho la data di scadenza. A tratti mi ha fatta arrabbiare. Meno male che c'è Samantha


Soprattutto però ho amato il rapporto delle 4 amiche con la città. E la difficoltà che hanno tutte a lasciarla anche quando costrette (anche quando si tratta solo di andare a Brooklyn). Mi ha fatto pensare molto al mio rapporto con la mia città. E così mentre loro zompettano su tacchi vertiginosi e abiti improbabili, io mi fermo a pensare a me mentre vago per le vie della mia città (senza tacchi, per carità) in un viaggio sentimentale in cui voglio portarvi con me

Carrie a un certo punto deve decidere se andare a Parigi con Petrovsky o no. Lui dice che è stanco di New York, che lo sta drenando e allora lei risponde "ma io non sono stanca di New York" (salvo poi decidere di mandare a rotoli la vita per seguire un Narciso egoista dall'altra parte del mondo, lasciando da parte la sua vita e la sua carriera). 


E così io, ancora oggi, a 40 anni (e mezzo) e dopo aver visto (ed essermi infatuata) molte città europee (e alcune extra) posso dire che di Milano non mi stanco mai. Non mi stanco dei suoi viali alberati, dei suoi palazzi monumentali che mi portano a girare sempre con la testa in su. E non mi stanco del suo accogliere, inglobare, mutare restando se stessa. 

Sì corre qui, sì è vero. Ma non è obbligatorio. Si corre se si vuole correre, se si ha la carriera in testa. Le possibilità ci sono e le si può cogliere. E allora sì, bisogna correre, trottare, lottare. Ma si può anche decidere di scendere dalla giostra, godersi lo spettacolo e rallentare. E si è comunque parte del tutto. Anche senza diventare trottole. 


Adoro avere ristoranti di ogni genere, caffè e bar ad ogni angolo, avere mille possibilità anche se poi si sceglie sempre lo stesso posto perché ci fa sentire a casa. Adoro avere un posto che è la mia seconda casa e dove so di trovare un porto sicuro se una sera, dopo il lavoro, dopo una giornataccia, posso rilassarmi, bere una birretta e incontrare qualcuno con cui parlare. Grazie Domenico, grazie Mariuccia e ciao bagai! 

Adoro poter perdermi nella folla (con la mascherina) quando non ho voglia di parlare con nessuno. Quando voglio solo sentire il mondo pulsare (o dimenticarmi di me stessa). 

Amo girare l'angolo, ritrovarmi nella via della mia scuola superiore e trovarci un'associazione femminista. E adoro scoprire che la mia scuola ora è proprio di fronte casa di mia nonna (che se facessi adesso le superiori avrei fatto elementari - medie e superiori praticamente nello stesso posto). 

Adoro arrivare in stazione centrale, essere circondata dal mondo e sentirmi a casa, anche in un non - luogo. 

Sono orgogliosa quando ascolto le voci dei turisti (sempre di più, che gioia) che mi parlano di come sono stati bene, di come si sono sentiti accolti e delle bellezze che hanno scoperto nella mia città. Grazie. Grazie perché vi soffermate, capite, scavate oltre il luogo comune. Grazie

Penso a volte di lasciarla, di andare a Berlino o a Londra, a Newcastle o a Helsinki. Però alla fine so che mi mancherebbe da morire. Nonostante alcune piccole cose, quelle piccole cose che nella routine di ogni rapporto ci fanno pensare che potrebbe essere arrivato a un punto morto. Ma poi esco, respiro, alzo la testa, mi innamoro di nuovo e di nuovo e di nuovo. E so che appartengo a questo posto, anima e corpo. E questa città appartiene a me. 


[...] Eternamente tuo 

Eternamente mia 

Eternamente nostri

(L. Van Beethoven)


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