Stoccolma, storia di un incontro troppo breve

Un incontro breve e fugace, troppo rapido. Una prima volta che farà da apripista per molte altre. Questa è stata la nostra brevissima fuga a Stoccolma.

Tutto è nato da una super offerta sul volo di Ryanair per volare a gennaio. E come farsela scappare? Eccoci allora prontissimi ad imbarcarci, direzione Stoccolma. Purtroppo abbiamo avuto la possibilità di una brevissima gita, dal venerdì notte (siamo atterrati a Skavsta alle 23) alla domenica pomeriggio (siamo ripartiti dal Bus Terminal alle 14.30). Quindi poco tempo, e tutta la città a nostra disposizione. Da subito abbiamo capito che, dato il tempo, per i musei e le visite a palazzi e residenze ci saranno altre occasioni, volevamo vedere quanto più possibile della città e coglierne lo spirito. La fortuna ha voluto che trovassi anche un ostello comodissimo, pulito e veramente centrale: Archipelago Hostel a Gamla Stan (la città vecchia), isola pedonale e di fatto cuore di Stoccolma, tra Södermalm e Norrmalm. Quindi abbiamo iniziato la nostra perlustrazione proprio da Gamla Stan, in mezzo a bellissimi palazzi, la tranquillità dell’isola pedonale, il mare, la neve e un’atmosfera da favola.

Stoccolma colpisce subito per gli scorci, la bellezza da cui si è circondati. Bei palazzi, certo, ben tenuti, assolutamente, ma soprattutto la bellezza del panorama, il mare che incontra il lago, la foreste (nel nostro caso completamente bianche), i palazzi colorati (che si stagliano sul bianco candido della neve) e la tranquillità. La tranquillità che arriva dal panorama intorno, certo, ma anche dalle macchine – pochissime – in giro per la città. D’altronde se noi abbiamo 60 auto ogni 100 abitanti, in Svezia ne hanno 30… e si vede (e si sente).


Dopo la passeggiata per Gamla Stan ci siamo diretti a Nord, Normmalm. Il quartiere che oggi è il vero centro della città, qui c’è la stazione, ci sono i mercati, le vie dello shopping, grandi vialoni, piccole stradine. E viste che si aprono spettacolari sulla città. Il pranzo ce lo siamo concessi nel mercato di Hötorget
Il mercato molto carino con ogni genere di ben di dio e la possibilità di scegliere cosa mangiare, dal pesce alla carne, dallo svedese alla pita greca. 

Noi abbiamo optato per il pesce (e dopo aver visto le bancarelle, credetemi, è difficile fare un’altra scelta) e abbiamo gustato una meravigliosa zuppa di pesce (davvero OTTIMA), dei tranci di baccalà fritti con barbabietole e capperi e uno splendido toast al salmone. Tutto ottimo! 



Nel pomeriggio siamo andati verso sud, Södermalm, per ammirare la vista più spettacolare e dopo un giro per questo quartiere un po’ bohémien e bellissimo (io ho trovato la mia casa ideale)
abbiamo deciso per quattro passi verso la stazione passando per il municipio, uno dei simboli della città. Abbiamo attraversato tre isole e goduto di panorami meravigliosi. Eravamo già completamente rapiti.

Ci mancava davvero solo una cosa, la vista della metropolitana, una vera attrazione. La metro blu (linee T10 e T11) è quella che ne offre di più. La stazione centrale è meravigliosa, così come Solna Centrum (tutta rossa e verde) e Kungstägården. A Solna centrum siamo finiti perché il libro di Monina la indicava come la sua fermata favorita, ed effettivamente la sua scena la fa.



Piccola nota di colore. A Solna siamo usciti ad esplorare il quartiere. Era buio e più di tanto non abbiamo potuto vedere, però siamo entrati nel centro commerciale enorme (per una sosta tecnica) e ci siamo innamorati del bagno, oltre all’area bambini (con fasciatoio, microonde per scaldare latte e cibo e poltroncina per sedersi e dare da mangiare al pargolo) nei bagni c’era pure la crema mani e il lucida scarpe… utile vista la neve per terra! 






La sera qualche pinta in un paio di pub tra Gamla Stan e Normmalm (volevamo andare in un pub che si chiamava Limerick… è stato soppiantato da una bellissima birreria che strizza l’occhio a Berlino), non prima però di aver mangiato meravigliosamente in un ristorantino a due passi dal nostro albergo (Slinger Bulten). Dove ho assaggiato le vere polpette svedesi - köttbullar e il famosoS.O.S., una variazione di tre tipi di aringhe! Meraviglia!


Il giorno dopo, dopo una dormita rigeneratrice e una sostanziosa colazione con Kanelbullar e latte macchiato, ci rimettiamo in marcia! Salutiamo Gamla Stan e il suo splendido palazzo nobiliare (sede del parlamento svedese fino al 1870 (Riddarhuset) e l’incanto di Riddarholmen e ci dirigiamo verso Södermalm, per ammirare un’ultima volta le splendide viste sulla città.








Ho un compagno fissato per gli stadi, quindi decidiamo di fare un’ultima tappa (approfittando di trovarci davanti alla fermata della metro rossa) allo stadio di Stoccolma, costruito per ospitare i giochi olimpici del 1912.






Il quartiere ci appare subito bellissimo e molto signorile, con gran bei palazzi. Lo stadio è molto carino, sembra quasi un palazzo medioevale, ti mattoni rossi con le torrette di guardia. Ma la cosa che più ci colpisce sono le tante persone che corrono lungo il suo perimetro e la quantità di gente con gli sci da fondo che incontriamo nel tragitto…Poi capiamo. Lo stadio è aperto (gratuitamente) per chi abbia voglia di correre, fare stretching e anche sciare da fondo (con tre piste battute lungo l’anello dei 400 mt).  E lì capisco molto di questa città, ricca di piste ciclabili e gente che fa jogging lungo i tantissimi tratti pedonali con le scarpette chiodate per far fronte al ghiaccio. Una città verde, una città a misura d’uomo e una città fatta per la vita attiva, che ti porta a passeggiare, andare in bici, muoverti insomma. Una città pensata soprattutto per le persone, a misura di persona. Efficiente e bella, pulita e fruibile. Una perla, un faro a cui molti (soprattutto alle nostre latitudini) dovrebbero guardare.


E mentre il pullman mi porta a Skavsta, immersa in un mare bianco, mentre guardo negli occhi una piccola renna, penso al fatto che al freddo mi potrei anche abituare, come anche al buio e alla troppa luce, ma quello a cui mai riuscirò ad abituarmi sono i disservizi, il malcostume, l’abitudine al menefreghismo, la poca cura della cosa pubblica, che sia una panchina, un autobus o anche l’ambiente. No a questo non voglio, non posso, abituarmi. Perché un mondo diverso è possibile. Qui a Stoccolma è realtà, ma non solo qui. 

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