St. Pauli siamo noi

Un quartiere può avere un’anima sua? Come un essere umano, avere un suo proprio carattere che attraversa i secoli della Storia ma resta uguale? Beh se avete qualche dubbio in proposito, cambierete idee leggendo questo libro.

Dalla sua nascita fino ad oggi St Pauli è rimasto fedele a se stesso, ai margini, anarchico, rivoluzionario, contro corrente. Punk.

Il quartiere è un quartiere operaio, da sempre ai margini della città. Margini fisici e margini ideologici. È stato il centro delle perversioni dei borghesi, chiuso com’era da porte e ponti levatoi. È stato fulcro e fucina del movimento operaio prima ed antagonista poi. È stato anello importante nella resistenza al nazifascismo. Ha visto la nascita dei Beatles, scontri, movimenti nascere e morire oppure resistere agli anni e al crollo delle ideologie. Soprattutto è stato, negli ultimi 30 anni, il fulcro del movimento punk tedesco ed europeo. Ed è ancora un laboratorio, un’isola felice anche se la gentrificazione (male di questo decennio) sta colpendo a suon di concessioni edilizie e ristrutturazioni.

All’interno di questo quartiere particolare c’è una squadra di calcio, l’F.C. St Pauli, la seconda di Amburgo, che con il quartiere condivide la sorte: essere ai margini. Il calcio, passatempo visto non troppo bene da certa intelligentia di sinistra in tempi passati (ma anche oggi, secondo me), bistrattato dagli antagonisti perché ritenuto fucina di pulsioni razziste e omofobe. 
E così la squadra del quartiere è restata ai margini per un bel po’ di tempo. Poco considerata. 
Ad un certo punto la svolta. Un po’ per caso, sul finire degli anni ’70, i ragazzi delle case occupate di Amburgo, gli antagonisti, i punk, gli immigrati e gli operai e i lavoratori del porto hanno iniziato a frequentare in massa e assiduamente lo stadio. Ne è nato – in stile St Pauli – qualcosa di unico, un connubio profondo tra società sportiva e società civile tra l’F.C. St Pauli e il quartiere di St Pauli. Una curva che FA politica, che si batte per le lotte di quartiere e per i grandi temi cari agli antagonisti (ambiente, rifugiati, lotta al sessismo, al razzismo, ecc).

"Sugli spalti i tifosi dell'Herta gridarono a quelli del St. Pauli "arbeitlose, arbeitlose" (disoccupati). La risposta dei punk fu " Steuerzahler, Steuerzahler" (contribuenti)."

Questa è la storia di questo quartiere e di questa società calcistica e del suo tifo. Storia di gente che non rinuncia alla partecipazione, che vuole far sentire chiara e forte la sua voce e non si piega alla volontà di altri.
E questo, come recitava un articolo apparso su MR! (la prima fanzine)  "[...] perché chi non prende posizione riguardo le strutture esistenti, tollera, accetta e sostiene i contesti dominanti esistenti".

Certo, non è tutto oro quello che luccica, qui si parla di vita di strada, di lotte e scontri profondi. Di una visione romantica del calcio che si scontra, ogni giorno, con i fabbisogni commerciali del calcio moderno.  Visioni diverse, necessità diverse che ogni giorno lottano e cercano di farsi largo. I ragazzi di St Pauli stanno trovando il modo di resistere, di mantenere una certa unicità – al quartiere e alla loro quadra. Aiutiamoli!

"Nel caso del St. Pauli la trasformazione da semplice club di quartiere a vera e propria leggenda fu un processo relativamente breve in cui il ruolo più importante fu rivestito dai tifosi stessi."


209 pag. – 17 Euro



Consigliato a chi: ai romantici, agli appassionati di calcio e tifo e a chi sta preparando un viaggio ad Amburgo.

Commenti

  1. E' il quartiere di Amburgo che più mi è piaciuto, per quella sua aria bohemienne, per le persone che si incontrano (prostitute comprese) e per il folclore delle sue vie.

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    Risposte
    1. Ciao! Io personalmente ad Amburgo ho amato molto Altona (il quartiere confinante) e Blankenese che sembra un paesino di mare.
      In generale mi è piaciuta tutta la città, St Pauli ti da un'idea di libertà che altrove non si trova.
      La città è davvero molto eclettica ed accoglie tante anime differenti.

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